Meccanica, ferie forzate e cassa: anche nel Lodigiano pesa la crisi delle materie prime

In difficoltà i settori dell’automotive e della lavorazione di metalli

Su meccanica e automotive lodigiano arrivano le ombre lunghe della crisi delle materie prime. Ferie obbligate e cassa integrazione, sono diverse le aziende che stanno riducendo la produzione accedendo agli ammortizzatori sociali oppure rimodulando i turni di lavoro.

La settimana scorsa alla Cebi Italy di Borgo San Giovanni, azienda specializzata in ricambi e accessori auto, è stata applicata una “corta” con una giornata di ferie venerdì, e un’analoga richiesta è stata fatta per questa settimana, con i sindacati che hanno chiesto però di sospenderla in attesa di un incontro che era già programmato la settimana prossima. Alla General Ricambi di Castiglione d’Adda, che opera nel mercato dei ricambi auto, è stato richiesto il prolungamento della cassa integrazione che era già aperta. Dalla Inoxfucine di Montanaso Lombardo, azienda che si occupa di trafilazione dei metalli, è arrivata una richiesta di apertura di cassa che sarà discussa nei prossimi giorni. Da diverse altre aziende della meccanica, metalli e automotive ci sono segnali di riduzione della produzione, anche solo ricorrendo a modifiche dei turni dei lavori e interrompendo i cicli continui 7 giorni su 7. Per ora la crisi sembra contenuta, ma si tratta delle prime avvisaglie di quanto a livello economico si era già riscontrato da diversi mesi.

Il freno alla produzione è innescato dalle materie prime e, per l’automotive, dalla carenza di chip, elemento che sta rallentando la produzione mondiale con un effetto a cascata su tutta la filiera. A preoccupare in particolare è l’andamento delle materie prime: c’è un problema di approvvigionamento e uno, che va di pari passo, di prezzi. Alcuni metalli e componenti semplicemente sembrano spariti dal mercato, con ordini che non possono essere soddisfatti se non a mesi. Anche per questo, il prezzo in generale di tutte le materie prime è schizzato alle stelle. Difficile dunque distinguere tra materie prime che non ci sono e aziende che tirano i remi in barca perché il rialzo dei prezzi di fatto comprime e in alcuni casi annulla il margine di profitto.

In un caso e nell’altro, il risultato è una contrazione delle produzioni che ha ricadute dirette sui lavoratori. Il timore vero però è che questa crisi sia solo all’inizio, e possa esplodere in pieno autunno ed inverno, di fatto mettendo un macigno pericoloso sulle spalle della ripresa economica complessiva.

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