Meccanica, chimica ed edilizia fanno man bassa di ore di cassa integrazione nel Lodigiano

Preoccupano i dati dei mesi estivi, segno di un calo degli ordinativi

La crisi dovuta al covid-19 e al lockdown si è abbattuta come uno tsunami sulle aziende lodigiane. Dagli open data 2020 (gennaio-agosto) sulla cassa integrazione pubblicati dall’Inps la settimana scorsa emerge la fotografia di un territorio che a gennaio e febbraio non aveva particolari criticità, e che invece da aprile in poi è precipitato in una lunga difficoltà. Il picco ad aprile, con il settore meccanico, chimico ed edile sul podio del massimo numero di ore autorizzate, ma gli effetti di più lungo periodo riguardano anche il commercio al dettaglio.

Nei primi tre mesi dell’anno solo l’edilizia utilizzava gli ammortizzatori, e a gennaio si registravano due settori con cassa integrazione ordinaria attivato, quello edile industriale, 3.773 ore autorizzate, e quello edile artigianale, 1.722 ore. Nonostante il primo lockdown scattato a marzo, di fatto le richieste di cassa covid sono state autorizzate solo ad aprile. Così da solo due settori ad aprile la cassa veniva autorizzata per 17 settori, tutti quelli industriali, dal tessile all’alimentare, tendenza che è rimasta fino ad agosto. I numeri più alti ad aprile, quando il blocco delle attività era ancora completo: per il comparto meccanico sono state autorizzate 1 milione 851.876 ore, record assoluto, per quello chimico e gomma-plastico 678.063 ore, per quello edile industriale 284.027. Prendendo in considerazione il settore meccanico, il più esposto ad aprile, si può apprezzare una regressione a 539.575 ore a maggio, poi a 79.032 ore a giugno, quindi di nuovo 976.069 a luglio e 574.090 ad agosto. Il settore chimico a maggio registrava 124.945 ore autorizzate, a giugno 71.706, a luglio 394.707, ad agosto 163.496.

Questo andamento ondivago è in realtà di tutti i settori: i dati sembrano suggerire che ad aprile tutti i comparti hanno toccato il picco di utilizzo degli ammortizzatori sociali, rientrato parzialmente a maggio e giugno per la ripresa dell’attività (e per lo smaltimento degli ordini non eseguiti a marzo e aprile), per tornare poi ad alzarsi in estate (complice la mancanza di visibilità degli ordini sul medio periodo).

Ancora più marcato lo scarto per la cassa in deroga, senza autorizzazioni fino ad aprile, quando compaiono i primi settori, con punte contenute nel comparto alberghi, 9.295 ore, e nel commercio, al minuto con 8.843 ore, all’ingrosso con 7.740 ore. Nelle poche autorizzazioni di maggio si può leggere anche il ritardo e la diatriba Inps-Regioni sui percorsi di attivazione. A maggio invece la cassa in deroga è aperta in tutti i settori, con gli alberghi che passano a 127.492 ore, il commercio al dettaglio a 112.958 ore, quello all’ingrosso a 79.062 ore. Ma a giugno la crisi non ha mollato la presa, anzi: il commercio al dettaglio vede 234.271 ore autorizzate, quello all’ingrosso 135.558, gli alberghi 102.590. E soprattutto nel commercio al dettaglio gli effetti sono continuati duramente a luglio con 145.800 ore autorizzate e ad agosto con 42.014 ore.

Resta ora da capire quanto dureranno questa incertezza e queste difficoltà occupazionali, e se il minor reddito del lavoro dipendente si trasformerà, come molti temono, in una crisi della capacità d’acquisto e quindi dei consumi, una spirale negativa molto pericolosa per l’economia locale.

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