Maxi frode, gli imprenditori di Codogno scelgono il silenzio

Si è avvalso della facoltà di non rispondere al gip il commercialista di 66 anni di Latina C.P., arrestato lunedì sera a Bologna dai militari della compagnia di Lodi della guardia di finanza con l’accusa di essere uno degli otto partecipi di un’associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali, che dal 2011 al 2015 avrebbe permesso al gruppo del settore informatico Multi Consult di Codogno di non pagare tasse dovute per 26 milioni di euro.

Hanno scelto il silenzio, nelle carceri di Pavia e di San Vittore, anche i due imprenditori di Codogno, padre e figlio, M.C., 73 anni, e A.C., 46.

La guardia di finanza ha sequestrato 95 conti correnti, 15 autovetture, uno yacht ormeggiato ad Arzachena, Costa Smeralda, ma soprattutto 60 immobili. Compresi un appartamento su due piani a Roma e un altro con terrazzo vista laguna a Venezia. Il principio è del sequestro “per equivalente”: non è necessario che i beni siano stati acquistati con i proventi dei reati, è sufficiente che il loro valore sia commisurato al presunto illecito ricavo. Resta da chiarire cosa sia attribuito al commercialista, già indagato in passato per illeciti fiscali, e cosa invece agli imprenditori di Codogno.

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