MALEO Due fedi unite in una sola preghiera per ricordare il sedicenne Zakaria

Il commosso ricordo del ragazzino morto in ospedale dopo l’incidente in scooter, sepoltura in Marocco

Laura Gozzini

Cristiani e musulmani, come fratelli tutti, hanno percorso in silenzio il centro di Maleo tenendo in mano una candela, «segno di luce e di speranza in un’ora di tenebra e di dolore, perché non si spenga la voglia di vivere, di credere, di amare». Con queste parole il parroco don Enzo Raimondi ha accompagnato l’accensione delle fiaccole per Zakaria Ennaji sabato sera all’oratorio. Poi sono stati Amine, Ahmed, Domenico e Alessio a parlare, a ricordare l’amico scomparso, le risate, i momenti passati insieme: «È proprio vero che capisci di tenere a una persona solo dopo averla persa, tutti quei momenti che erano come il pane quotidiano adesso non saranno più gli stessi» hanno detto. Allora compagni di classe, ragazzi e adulti con le candele accese hanno camminato in silenzio fino alla casa del 16enne in via Garibaldi.

La casa era aperta ma i genitori di Zaki non c’erano. Partiti venerdì per il Marocco per dare sepoltura al figlio, hanno però seguito sul cellulare la fiaccolata organizzata dalla parrocchia e dalla Caritas per dare l’ultimo saluto al loro Zaki. Qui don Leva si è rivolto ai genitori, al loro difficile compito: «Nel dolore del papà, della mamma e dei fratelli di Zakaria, riconosciamo anche il dolore di tanti papà e di tante mamme che faticano a capirsi tra loro, a perdonarsi, faticano a dare ai figli ciò che di bello desiderano per loro – ha detto il sacerdote -. Il loro non è un dolore facile da consolare, ma speriamo che sentano il calore della nostra amicizia e il conforto che Dio solo può donare al loro cuore, li aiuti a superare questo lutto». La testimonianza di un papà, amico dei coniugi Ennaji, e la preghiera cristiana e islamica, hanno preceduto l’ultimo tratto del cammino fino al Madonnino sulla via del cimitero. Qui sono stati deposti fiori.

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