Lotta al Covid, partite le vaccinazioni al Delmati di Sant’Angelo

Trattate 40 persone al giorno in attesa che sia pronto il Cupolone

Vaccini anti Covid, l’ospedale Delmati di Sant’Angelo in prima linea. In attesa che sia pronto il Cupolone (l’avvio per l’adeguamento potrebbe non essere così immediato), all’ospedale Delmati, il personale del servizio cronicità ha già incominciato a vaccinare i suoi anziani.

Al Delmati si vaccina

Si sono organizzati in autonomia, andando a pescare sul portale di Regione Lombardia, gli over 80 che si erano prenotati e che non sono ancora stati chiamati. Ad essere contattati sono i malati cronici seguiti dal presidio territoriale di Sant’Angelo, il Pot, guidato dal medico Sara Forlani e dalla coordinatrice infermieristica Maria Grossi.

In autonomia, le operatrici e gli operatori del servizio cronicità hanno contattato i pazienti che sono in cura presso il Pot e che sono già inseriti nel portale e li stanno vaccinando al primo piano dell’ospedale. Da lunedì scorso, quando hanno incominciato, hanno già vaccinato 142 persone, circa 40 al giorno, compresi sabato e domenica prossima. Intanto stanno prendendo in esame anche gli elenchi dei loro pazienti cronici under 80, per poter partire la prossima settimana anche con loro. Per evitare assembramenti non si vaccinano più di 6 pazienti all’ora. Il personale del centro cronicità gestisce autonomamente le agende, continuando contemporaneamente a svolgere l’attività ordinaria, dal monitoraggio dei pazienti a domicilio, all’ambulatorio pre-Covid, e tutto funziona.

Disabili, seconda vittoria

Pollice in su, in queste ore, anche sul fronte delle persone disabili che non frequentano centri residenziali o diurni. Il ministero ha inserito le persone disabili tra le categorie prioritarie per la vaccinazione. «Queste persone - commenta il direttore della Danelli Francesco Chiodaroli, rappresentante di Uneba - vengono equiparate ai superfragili. Non sono più considerati solo per la loro età. La fragilità grave viene indicata in base al criterio dell’articolo 3 della legge 104. Adesso le regole sono inequivocabili. Ora devono essere programmate le vaccinazioni a livello regionale. Le Regioni si devono organizzare, cercando di intercettare chi può andare in ospedale per il vaccino, come hanno fatto per gli 8oenni e poi trovare modalità per la campagna a domicilio per chi non si può muovere». Da risolvere, annota Chiodaroli, è anche «il problema della scarsità dei vaccini e delle equipe vaccinali. Bisogna coinvolgere gli enti socio sanitari e i medici di base. In regione c’erano diverse ipotesi, devono essere finalizzate».

La cosa positiva, aggiunge il rappresentante di Uneba, «riguarda i disabili che frequentano i centri. Restano da vaccinare solo la Bergognone di Lodi e la Lada di Lodi Vecchio. Se vaccinassero anche loro - dice - potremmo essere il primo distretto dell’Ats di Milano ad aver vaccinato tutti i disabili che frequentano i servizi. Sarebbe un motivo di orgoglio e un gran bel risultato. Mi piacerebbe che fosse così. Ringrazio per l’attenzione la dottoressa Giovanna Gargioni, il direttore socio sanitario Enrico Tallarita e i suoi collaboratori, le dottoresse Bianca Gritta e Donatella Vasaturo».

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