Loro, però, non vogliono essere valutati

“Insegnanti con gli attributi”. E’ questo il primo commento a caldo che ho letto su internet a proposito di quanto accaduto, alla vigilia delle vacanze natalizie, in un Liceo pescarese. Siamo al Liceo Classico “Gabriele D’Annunzio” di Pescara dove il Collegio Docenti ha deliberato di “non deliberare” sulla nomina della componente docenti in seno al Comitato di Valutazione per il merito così come previsto dalla Legge 107/15. In sostanza questi docenti non intendono farsi valutare sul merito perchè, dicono, così com’è impostata la normativa assomiglia a «un sistema di valutazione improntato su un’organizzazione piramidale ormai superata». Il loro, tengono a precisare gli insegnanti, vuole essere un «atto di disobbedienza civile teso a salvaguardare la libertà di insegnamento, il pluralismo e la democrazia previsti dalla Costituzione». Questi docenti non vogliono farsi valutare nel merito in quanto la valutazione, secondo loro, non migliora il «clima di lavoro e la conseguente produttività». E’ bene comunque precisare che stiamo parlando di docenti che hanno certamente un «physique du role», come dicono in Francia, ovvero di uomini e donne di scuola che sanno il fatto loro. E’, tuttavia, una decisione che mi lascia perplesso sia dal punto di vista giuridico che da quello etico. E vediamo perchè. Ogni legge una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale si chiude, a scanso di equivoci, con una sorta di pro-memoria indirizzato a tutti i cittadini: «È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato». E’ chiaro, dunque, che gli insegnanti, non solo sono obbligati ad osservare le leggi, ma, in quanto parte in causa, sono investiti di un ulteriore obbligo che è quello appunto, nel caso specifico, di designare i componenti del Comitato di Valutazione per il merito. Si capisce benissimo che la nomina della componente docenti in seno al Comitato in questione è un atto dovuto e perciò da questo atto nessun docente in servizio può derogare. Altrettanto chiaro è il ruolo della mia collega del Liceo «Gabriele D’Annunzio» a cui spetta un delicato compito, ovvero quello di far osservare la legge. La delibera del Collegio Docenti è chiaramente un atto illegittimo e come tale da impugnare, annullare e segnalare ai competenti organi superiori. Rimane in piedi il concetto di «disobbedienza civile» che per l’enciclopedia Treccani non è altro che «Il rifiuto da parte di un gruppo di cittadini organizzati di obbedire a una legge giudicata iniqua, attuato attraverso pubbliche manifestazioni». Dunque è una forma di «lotta politica» a cui dei docenti ricorrono per manifestare il proprio dissenso verso una norma ritenuta ingiusta. La disobbedienza come lotta civile tutta interna al mondo della scuola che ha lo scopo di rallentare, più che di impedire, un processo riformatore voluto da questo governo. Eppure, checché se ne dica, questo governo con il Ministro Giannini, hanno dato una svolta a certi atavici problemi attorno a cui per tanti anni si è avvitata la scuola. Uno di questi era rappresentato dalla mancanza della valutazione del merito che ora dovrebbe trovare una sua specifica collocazione nel percorso professionale dei docenti. Non si tratta, quindi, di avere o non avere gli «attributi», quanto di dare finalmente vita a un processo che porti a bypassare lo strano concetto dei «todos Caballeros» che tanti danni ha provocato e tanto scompiglio ha creato tra gli stessi insegnanti. E’ ora di lasciarsi alle spalle un periodo fatto di tante incognite che non hanno di certo aiutato la scuola a superare certe incrostazioni resistenti al tempo e che possono essere rimosse, rispettando e facendo rispettare le leggi. Come si può pretendere il rispetto delle regole dagli alunni se poi sono proprio i docenti a non rispettare le leggi? Anche per molti studenti il divieto di fumare in cortile, all’aria aperta, è ingiusto, irrazionale se non iniquo visto che talvolta a fumare all’aria aperta sono proprio loro, i docenti. Eppure siamo lì pronti a «beccarli» per multarli poiché vengono meno al rispetto di una legge. In questo non facciamo altro che far rispettare la legge 104/2013. Ci comportiamo non da «segugi», ma da tutori, da educatori, da convinti assertori che c’è un’etica da tener presente e c’è anche una virtù da perseguire che richiama il concetto di educazione alla salute. Si può forse disobbedire? Si può forse derogare a questo? Direi proprio di no. Ecco perchè, a mio modesto parere, i docenti del Liceo Classico «Gabriele D’Annunzio» sbagliano. E sbagliano due volte. La prima perchè infrangono una legge, la seconda perchè diventano cattivi esempi da non imitare. Un conto è essere critici, altro è essere avversi fino al punto da commettere errore su errore. In simili situazioni si deve avere il coraggio di non arroccarsi dietro il rifiuto, ma di affrontare criticamente la «vexata quaestio» onde suggerire all’occorrenza interpretazioni di un testo, di un documento per rendere comprensibile e chiaro ciò che ai più può apparire incomprensibile se non addirittura enigmatico. Solo «sporcandosi» le mani si può alimentare un dibattito tra prospettive opposte. E Dio sa quanto importante sia oggi nella scuola, operare con pragmatismo, con i piedi per terra, con concretezza in un mondo ove a prevalere pare essere l’espressione di un esasperante relativismo. E’ vero. Talvolta una legge efficace, non sempre può voler dire una legge giusta, tuttavia non bisogna tirarsi indietro. Limitarsi a scrivere un documento e motivare il rifiuto di un dovere a cui si è chiamati per legge, significa lavarsi le mani senza essersele sporcate, significa legittimare un disimpegno per lasciare il vuoto a chi non vuole rinunciare all’impegno. Qualche docente potrebbe essere tentato di tirare in ballo Don Milani e ricordarci il suo breve, ma intenso libretto «L’obbedienza non è più una virtù», ma per lo stesso motivo potrei ricordarlo quando si chiedeva «A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?». Non è forse meglio darsi da fare piuttosto che rifugiarsi in una più comoda strategia collettiva per farsi forti e depositare in un documento la propria teoria? E’ Natale e dobbiamo essere tutti più buoni. E se poi la Befana ci porta un loro ripensamento?

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