LODIGIANO Nel 2020 l’effetto Covid fa 1.000 morti in più

I decessi a +46,7 per cento rispetto alle media dei 5 anni precedenti, mentre si conferma in flessione il trend delle nascite

La strage del Covid, il flop delle nascite. Il 2020 lascia in dote al Lodigiano il segno doloroso di una forbice sempre più ampia nel saldo naturale che ha prodotto sotto il profilo demografico un imprevedibile arretramento nella dotazione di popolazione residente. Nell’anno del virus la provincia di Lodi ha perso 1.527 abitanti, retrocedendo dai 227.412 del 1° gennaio ai 225.885 del 31 dicembre. E se non fosse stato per un saldo migratorio comunque positivo (sono stati 398 i nuovi residenti provenienti da altre province oppure dall’estero, a fronte di 116 partenze, per un differenziale di +282) il risultato sarebbe stato anche peggiore. Lo certificano i dati - pur suscettibili di marginali rettifiche - del bilancio mensile dell’Istat che ha tracciato la curva demografica del territorio - appunto mese per mese - nell’anno più terribile del terzo millennio.

Record di decessi

Mai, nella storia recente, la provincia di Lodi aveva registrato un così elevato tasso di mortalità, pari al 14,86 per mille, circa cinque punti un più rispetto agli standard degli ultimi decenni. Nel 2020 il territorio ha infatti registrato 3.369 decessi contro i 2.164 del 2019, vale a dire 1.205 in più. E anche considerando la media attualizzata dei cinque anni precedenti (2.297 morti annue per il periodo 2015-2019) il gap è notevolissimo: +46,7 per cento, di fatto una volta e mezza.

L’impennata è naturalmente dovuta agli effetti devastanti della pandemia, come si evince dall’analisi mensile del flusso dei decessi, a confronto con gli standard degli omologhi periodi del quinquennio precedente. Terribile è stato in particolare il mese di marzo, arrivato dopo un gennaio relativamente sereno (200 decessi contro una media nel mese di 247) e un febbraio dove in termini numerici gli effetti del Covid si erano sentiti solo parzialmente (231 morti, +16,5 per cento rispetto alla media). Le cifre di marzo parlano invece di una pandemia letale: i decessi sono stati 968, quando normalmente si superava a fatica quota 200. Parliamo di un incremento del 372 per cento, come a dire che i morti sono stati oltre quattro volte e mezza rispetto alla norma.

Le conseguenze della cosiddetta prima ondata hanno continuato a farsi sentire in aprile, sia pur in forma più attenuata. Il mese ha registrato infatti 353 decessi contro una media di 189: dal +372 per cento siamo passati a +86,8, segno di un’epidemia che andava allentando la presa. E infatti, se a maggio si registrava ancora un significativo +15 per cento (207 morti contro una media quinquennale di 179) nei quattro mesi successivi le oscillazioni rispetto ai valori standard sono state minime, comprese cioè in un range “naturale”. Anzi, in giugno e in settembre, le morti registrate sono risultate leggermente inferiori al trend pluriennale riferito agli stessi mesi.

La ripresa dei contagi negli ultimi giorni di ottobre ha trovato purtroppo riscontro nel +7,6 per cento di decessi, una tendenza che si è rafforzata in novembre (223 morti, +26 per cento rispetto alla media di periodo) e ancor più in dicembre (283, + 29,8). Marzo e aprile sono lontani, ma l’effetto Covid è comunque significativo. Ora, i decessi ufficialmente attribuiti al virus dall’inizio della pandemia nel Lodigiano sono 942, abbastanza per definire quasi completamente il differenziale tra il dato del 2020 e la media degli anni precedenti. Senza contare che qualche caso Covid nella prima caotica fase potrebbe essere sfuggito alle rilevazioni.

Quanto al 2021, con 264 decessi certificati dall’Istat a gennaio, è iniziato su valori ancora al di sopra degli standard. Ma è presto, ovviamente, per trarre conclusioni.

Neonati in calo

L’altra lama della forbice demografica è quella che riguarda i nuovi nati. Nel 2020 sono stati 1.566 (806 maschi e 760 femmine) contro i 1.680 del 2019, 114 in meno, pari ad una flessione del 6,8 per cento. Prendendo poi a riferimento la media degli ultimi cinque anni, la “retrocessione” è stata addirittura del 15,4 per cento, per un tasso di natalità ai minimi storici: 6,9 nati ogni mille abitanti, nell’anno del Covid meno della metà rispetto al tasso di mortalità

In questo caso però il virus centra solo parzialmente, perché la stragrande maggioranza dei bimbi nati nell’anno sono stati concepiti prima dell’esplodere della pandemia. Del resto il calo delle nascite in provincia di Lodi è un fenomeno in atto ormai da parecchi anni. L’ultimo incremento si è registrato nel 2012, quando i nuovi nati erano stati 2.135 contro i 2.057 del 2011. Da allora i valori sono risultati costantemente in discesa.

I mesi con il maggior numero di parti sono solitamente gennaio, settembre e ottobre, circostanza sostanzialmente confermata anche nell’anno del Covid con 304 bebè nei due mesi. I bimbi nati nel cuore della prima ondata pandemica, cioè tra marzo e aprile, sono stati 251, ma dove l’effetto virus si è fatto sentire è stato in novembre e dicembre, quando hanno visto la luce i bimbi concepiti tra febbraio e marzo. Se a novembre i parti sono stati 119 contro i 127 del 2019 (ma la media del quinquennio 2015-2019 segna 153), a dicembre si sono ridotti a 100 contro i 134 dell’anno precedente e una media di periodo di 159.

Quando saranno disponibili i bilanci demografici relativi ai mesi successivi, si potranno meglio valutare le ricadute della pandemia sugli indici di natalità. E la sensazione è che l’effetto Covid si farà ulteriormente sentire.

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