LODI Si riparte da capo per la passerella di piazzale Matteotti

Nuova procedura negoziata di gara e una modifica del progetto per l’atteso rifacimento della struttura

Si riparte da capo, con una nuova procedura negoziata di gara e una modifica del progetto. Per rendere più agevole sia l’approvvigionamento dei materiali alle imprese sia le lavorazioni e scongiurare che l’iter di gara vada ancora deserto.

Comune di Lodi al lavoro per arrivare all’assegnazione dell’atteso intervento di rifacimento della passerella ciclopedonale che congiunge piazzale Matteotti e piazza Castello, via di accesso privilegiata per molti al centro storico, sfruttando la congiunzione - oggi impossibile - tra piazzale Matteotti e viale Dalmazia.

Le prime stime diffuse dall’amministrazione, dopo il via libera al progetto con un costo stimato di 380mila euro, per la demolizione e la ricostruzione del passaggio sospeso, guardavano alla primavera per la riapertura del tragitto chiuso ormai da mesi. Risale infatti al settembre scorso la decisione, dopo un sopralluogo dei tecnici di palazzo Broletto, di inibire i passaggi a fronte delle condizioni giudicate non sicure per lo stato di conservazione del manufatto. Dopo l’ok arrivato dalla Sovrintendenza al progetto, si era aperta la procedura negoziata di gara, con l’invito a cinque imprese, nessuna delle quali aveva poi presentato un’offerta. Sul caso era intervenuto anche l’assessore ai lavori pubblici Ettore Fanfani, parlando delle difficoltà della fase storica, legate ai costi e ai ritardi nell’approvvigionamento dei materiali tecnici e strutturali, come ad esempio la carpenteria metallica. L’ipotesi sul piatto per superare la criticità era quella di procedere a trattativa diretta per trovare un operatore economico e arrivare ai cantieri, ma poi si è optato per una modifica progettuale che prevede la fornitura di travi divise in due tronchi - anziché uniche - da congiungere successivamente per comporre la struttura del percorso; una soluzione che, secondo i tecnici, agevolerebbero le ditte sia nell’approvvigionamento, viste le difficoltà riscontrate, sia nelle fasi di lavorazione. Una variante di progetto che non impatterà né a livello architettonico né a livello “visivo” e che sarà approvata dal dirigente a stretto giro di posta per poi arrivare all’apertura di una seconda procedura negoziata della durata di dieci giorni. Con l’auspicio, questa volta, di riuscire ad arrivare ai cantieri e alla riqualificazione.

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