«Lodi sarà la capitale della mozzarella» - Guarda le foto

Intervista esclusiva al presidente di Newlat, che a Lodi opera nello stabilimento Polenghi

Il futuro sempre più centrale dello stabilimento di Lodi per l’area lattiero-casearia, il significato delle acquisizioni e della riorganizzazione più recenti, le idee e la volontà di crescita della società. Il presidente di Newlat Food Angelo Mastrolia parla a “Il Cittadino” della situazione attuale e delle prospettive della società, che l’anno scorso, dopo l’arrivo in Borsa nell’autunno 2019, ha fatto registrare un fatturato in crescita di +60 per cento a 500 milioni di euro, raggiungendo la quota di 1500 dipendenti a livello di gruppo. Oggi Newlat Food è sul mercato, tra gli altri, con i marchi Polenghi, Optimus e Giglio nel lattiero-caseario, con Buitoni, Corticella e Pezzullo nel mondo del grano, e opera in 60 Paesi del mondo.

Presidente, che ruolo ha all’interno di un Gruppo sempre più grande lo stabilimento di Lodi San Grato?

«La sede lodigiana sta vivendo una lunga stagione positiva, da almeno 4 o 5 anni. Quando lo rilevammo (nel 2009, ndr) la situazione era complicata, e anche nei nostri primi anni abbiamo incontrato alcune difficoltà. Ma ora non si applicano più ammortizzatori sociali da anni, e anzi c’è in corso un programma di assunzioni che ha portato nuovo personale e che ne porterà ancora nei prossimi mesi. Parliamo di piccoli numeri e di incrementi progressivi, ma ci sono anche diversi giovani in uscita da percorsi di studio agrari nel Lodigiano, e di questo siamo molto contenti».

Nella riorganizzazione del gruppo, il marchio Polenghi è aggregato a Centrale del Latte d’Italia, acquisita la primavera scorsa.

«In Centrale del Latte d’Italia abbiamo visto una grande opportunità di crescita, e abbiamo trovato nella proprietà della famiglia Pozzoli una visione imprenditoriale lungimirante, il che non è comune. Abbiamo fuso tre società, e aggregato tutto il mondo del latte attorno a questa realtà, e crediamo che questo porterà grandi vantaggi a tutto il Gruppo, e agli stabilimenti che fanno riferimento a questa area».

Su Lodi sono stati promessi investimenti importanti, fino a 1 milione di euro.

«Proprio in questo periodo da Lodi parte il rilancio della produzione di mozzarella. A San Grato ne faremo a marchio Polenghi e anche per altri marchi del gruppo. Finora avevamo volumi molto contenuti, ma c’è l’obiettivo di ritornare con forza sul mercato. Inoltre, stiamo lavorando al potenziamento delle linee per il mascarpone, che oggi sono al limite della loro capacità, e in alcuni periodi dell’anno faticano a soddisfare le richieste dei clienti: i margini di crescita dei volumi sono ancora importanti».

Dunque, il sito di Lodi è stato rilanciato appieno. Che futuro dobbiamo aspettarci?

«Il vero elemento di novità è che da quando abbiamo acquisito lo stabilimento a oggi la prospettiva si è completamente ribaltata. Ci sono nuove produzioni, si fatica a stare dietro agli ordini, ci sono assunzioni e non si parla più di ammortizzatori sociali. Lodi ha una storia e una tradizione fondamentale nel lattiero-caseario, e a livello di Gruppo ha la peculiarità di essere l’unico stabilimento per la produzione di mascarpone. Sarà sempre centrale per questo settore, ci crediamo e ci puntiamo molto. Lodi è e sarà un polo d’eccellenza».

Newlat Food è cresciuta e cresce per acquisizioni e aggregazioni. È una strategia su cui continuerete a puntare?

«Sì. Siamo passati nel 2020 da 320 milioni a quasi 500 di fatturato, e tutti gli indicatori sono molto positivi. Qualcosa di buono lo abbiamo fatto, e intendiamo proseguire in questo modo. Cerchiamo solo aziende solide e strutturate, che possano portare competenze specifiche del mondo food. È una strategia che ci ha ripagato finora».

Anche il prestito obbligazionario la cui offerta comincerà il 9 febbraio è finalizzato a questa strategia?

«Sì, siamo un’azienda cresciuta moltissimo in questi anni, e non abbiamo debito. Come Gruppo abbiamo la sensibilità a costruire una dimensione adeguata per continuare a creare valore, e lo strumento del prestito obbligazionario è arrivato anche per la richiesta degli investitori istituzionali. A loro è destinato il grosso dell’importo complessivo, fino a 200 milioni di euro, ma abbiamo deciso di condividere questa possibilità anche con i privati, con un taglio minimo di 1000 euro di sottoscrizione. Crediamo di poter rappresentare una scelta d’investimento interessante».

Guardate al mercato estero o a quello italiano?

«Guardiamo alle occasioni di crescita secondo le modalità e gli obiettivi che ci siamo dati, indipendentemente dal mercato estero o da quello italiano. In Germania siamo i primi produttori di pasta tipica tedesca e i secondi di pasta tradizionale italiana, dietro Barilla. In Italia siamo i secondi produttori lattiero-caseari dopo Galbani. Se ci saranno occasioni giuste per la crescita, cercheremo di coglierle. Il nostro obiettivo è arrivare a dimensionarci su un miliardo di euro di fatturato».

Non rischia di essere una crescita troppo impetuosa?

«È una considerazione giusta, che abbiamo fatto anche noi. Però il nostro oggi è un gruppo strutturato e molto solido. Ci siamo dotati di un management adeguato, con grandi competenze, e siamo ambiziosi e coraggiosi. A nostro avviso bisogna uscire dalla logica del “piccolo è bello”: a volte può funzionare, ma se si vuole competere su un mercato globale, le sfide che abbiamo di fronte comportano anche dimensioni adeguate. Perché solo all’estero ci possono essere grandi gruppi? Ci vuole un po’ di coraggio consapevole».

Quale è la visione strategica di lungo periodo che guida la società?

«Ci sono tre fattori che possono aiutarci a raggiungere gli obiettivi, solidità, stabilità e crescita, che sono anche valori di grande importanza. Le ambizioni che abbiamo non sono personali: non voglio per forza comprare altre società. A livello di Gruppo siamo pronti a valutare anche fusioni con altri soggetti del settore food e partnership con altri imprenditori, se queste aggregazioni possono portare un valore aggiunto al Gruppo. L’importante è la crescita del gruppo, perché se cresce il gruppo ne avranno benefici tutti gli stakeholder»

© RIPRODUZIONE RISERVATA