Lodi, nei giardini Barbarossa i problemi di sempre

Maleducazione, guasti e incuria, ed è meglio non guardare all’interno dei Tassi

Che sia un festivo oppure un giorno qualsiasi, i giardini Barbarossa sono teatro della più vivace quotidianità lodigiana nella zona rossa. Molti genitori scelgono di passeggiare con i bambini, che si fermano a giocare con la sabbia oppure pedalano avanti e indietro in bicicletta; alcune badanti si fermano alle panchine per ricaricarsi di vitamina D, alcuni scelgono il prato per la pausa pranzo d’asporto o per leggere un libro. Eppure, in questo mondo di piccole libertà rubate ai lockdown, rimangono alcuni problemi legati alla situazione del giardino che doveva essere il fiore all’occhiello della città.

In realtà, un importante intervento di manutenzione straordinaria è stato effettuato quest’inverno, con la piantumazione di centinaia di arbusti (e degli alberi dei viali) e la sistemazione dell’impianto di irrigazione ad opera di Astem. Nonostante l’impegno profuso, che ha comportanto una spesa di 18mila euro, molte aiuole sono abbellite al momento solo da qualche rametto che fa capolino dal terreno, mentre le siepi che circondano il giardino sono a macchia di leopardo, con alcuni punti totalmente mancanti. Alcune perplessità emergono anche sulla situazione dell’impianto di irrigazione: benché sia stato ripristinato lo scorso anno, quando partono gli irrigatori il parco viene inondato da una serie di fontane che zampillano qua e là in mezzo ai vialetti, sulla pista ciclabile, sui marciapiedi, creando pozzanghere nella sabbia e lasciando asciutti i cespugli.

Ma la cosa che sicuramente lascia più amarezza è la condizione dei vecchi tassi che sono il simbolo del parco: in alcuni di essi sono stati ricavati dei passaggi, da cui le persone si introducono nell’antro buio e maleodorante che funziona da cestino e gabinetto.

In realtà, tuttavia, se alcune persone utilizzano i tassi per fare i propri bisogni, l’intero parco è purtroppo ricettacolo di deiezioni canine, che la pulizia degli operatori ecologici, benché a cadenza settimanale, non riesce a evitare. Anche se ai vari ingressi, i cartelli mai sostituiti vietano l’accesso ai cani, il Comune ha scelto di rimuovere il divieto lo scorso anno, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. A fronte di moltissimi padroni educati, ce ne sono alcuni che, forse protetti dal vuoto delle sere di coprifuoco, “dimenticano” di raccogliere gli escrementi dei loro cani. Ne fanno le spese, il giorno successivo, le persone che vogliono godersi il prato e devono controllare accuratamente prima di sedersi nell’erba. Un altro motivo per guardare dove si mettono i piedi sono le piccole e grandi buche di cui sono cosparsi i viali, forse un altro regalo degli amici a quattro zampe.

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