LODI La vecchia capitale della “movida” è diventata terra di nessuno

Degrado e rifiuti all’interno dell’ex Mastro Titta, da anni in stato di abbandono

Rossella Mungiello

Il cancello è letteralmente spalancato. E il varco, solo in parte, è invaso dalla vegetazione, come il resto del muro di perimetro che circonda la proprietà, a bordo strada. Sia su via San Fereolo, sia su via del Sandone, a due passi dallo scalo ferroviario e dai binari. Luoghi frequentati da tanti, sia di passaggio per andare verso casa o lasciarla per le attività quotidiane, sia perché a spasso per passeggiate e corse, magari in direzione della ciclabile di Lodi Vecchio. E la vista - basta solo mettere il naso oltre la soglia - lascia basiti. Quasi in fila, accostati sul lato destro del cortile, ci sono sacchi e sacchi di rifiuti diversi. In gran parte neri, probabilmente con dentro di tutto. E ancora, poco oltre, una valigia, una sacco pieno di coperte, lastre di legno accatastate, forse tutte le parti di un mobile smontato e ancora un congelatore a pozzetto. Più in là altri pezzi di mobili che invadono quel che resta della pavimentazione, in un luogo che per molti è nei ricordi come spazio di divertimento in città.

Non lasciano indifferenti le condizioni, frutto di un cocktail di elementi come l’oblio generato dal tempo che passa e forse atti di inciviltà, di quel che era una delle “capitali” della movida degli anni Novanta, l’ex Mastro Titta o ex Beat, al termine di via San Fereolo. Se per lungo tempo il cancello della proprietà in degrado è rimasto chiuso, oggi è invece spalancato e non ci sono altre inibizioni a impedire l’accesso al cortile interno diventato una sorta di discarica a cielo aperto. Nel silenzio spettrale dell’abbandono, si sentono solo i voli dei piccioni che passano da una parte all’altra degli stabili abbandonati e con il tetto ormai a pezzi. Sulla pavimentazione esterna una distesa infinita di pezzi di mobili e altri oggetti; sulle pareti di quelli che erano i servizi igienici, come su quelle di altri locali di servizio, il segno dei passaggi di writers che hanno lasciato firme spray, anche sfidando i pericoli generati dagli accessi, oggi resi immediati dal cancello spalancato, che non è passato inosservato nel quartiere San Fereolo. E che ha di fatto svelato le condizioni dello spazio.

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