LODI La palestra Be Fit resiste con l’attività a cielo aperto

Una storia di resilienza: senza pareti né soffitto l’attività ginnica è consentita

Ci sono le panche, i manubri e c’è anche il prato sintetico, per rendere più confortevoli gli esercizi su tappetini e asciugamani poggiati a terra. Quattrocento metri quadrati in tutto, venti persone alla volta per rispettare le distanze, l’accesso è su prenotazione ed è possibile selezionare la fascia oraria prescelta.

Così la palestra Be Fit di Lodi - in viale Milano - resiste ai vincoli e alle nuove norme anti-contagio e continua a permettere l’accesso a chi non vuole rinunciare a un momento di benessere psico-fisico, dopo il Dpcm del governo che chiude palestre, piscine e centri benessere e fissa orari ridotti per bar e ristoranti, imponendo la chiusura alla 18. L’idea ai tre soci - Diego Locatelli, Claudio Abbà e Andrea Carioni - è arrivata durante il lockdown di primavera, quando tutto si è fermato per la prima volta. E gli imprenditori hanno iniziato a ragionare su come poter offrire un servizio alternativo agli iscritti.

La palestra a cielo aperto ha aperto il primo giugno e per tutta estate in realtà è stata aperta e oggi si rivela essenziale per continuare, in qualche modo, a operare, optando appunto per la resilienza nonostante le avversità. Abbiamo incontrato i soci proprio in quello spazio aperto, mentre gli utenti si allenano sfruttando la giornata di sole autunnale, chi optando per gli esercizi a corpo libero, chi per pesi, manubri e altri attrezzi, posizionati a distanza di sicurezza.

«Purtroppo il governo ha fatto ancora una volta la scelta di sacrificare le attività che non vengono ritenute essenziali, ma per noi tre il nostro stipendio è essenziale quanto quello di tutti gli altri cittadini - chiarisce subito Locatelli - : peraltro dopo che ci è stato richiesto uno sforzo impegnativo per adeguarci alle normative, pienamente rispettato. Abbiamo avuto il controllo dell’Ats subito dopo la riapertura, per la verifica del rispetto dei protocolli, e nella settimana tra il primo Dpcm e il secondo, quando è stato annunciato che nei successivi sette giorni sarebbero stati fatti controlli da parte dei Nas, siamo state tra le strutture visitate e tutto era in regola. Nonostante questo si è scelto di chiuderci comunque. Ora si parla di ristori per le attività chiuse, mi auguro che siano veloci. Non dico che sia semplice prendere decisioni del genere per chi ci governa, ma se la prima ondata è stata inaspettata, la seconda era prevedibile: serviva più organizzazione».

I soci non si sono dati per vinti e hanno mantenuto aperto lo spazio esterno. «Vogliamo dare la possibilità di accedere anche ai non iscritti - spiega ancora Locatelli - con formule che stiamo valutando, dal carnet di ingressi agli abbonamenti temporanei».

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