LODI «Grazie all’ospedale che ha curato il nonno» VIDEO

Andrea, 9 anni, ha scritto una lettera commovente al «Cittadino» per ringraziare medici e infermieri

Nonno Angelo, 88 anni, palermitano di origini, si commuove quando pensa all’infermiera Sara dell’ospedale di Lodi e a tutti i medici, gli infermieri e gli operatori che l’hanno accudito e «coccolato». Lui ha perso completamente la vista per una malattia ereditaria progressiva della retina. E il piccolo Andrea, il nipote che si fa trovare in collegamento via skipe dalla sua casa di La Spezia, parla e non la smette più.

Andrea ha mandato una lettera al «Cittadino», scritta a mano. E mamma Giovanna gli ha corretto gli unici due errori che ha commesso. Del resto lui ha tutti 10 sulla pagella, solo 9 in matematica. «Ringrazio tanto tutti anche io - ha scritto Andrea, nella lettera firmata con il nonno -, perché lo hanno guarito ed è potuto tornare da me che gli voglio tanto bene». Appena hanno saputo che era stato male Andrea e i suoi genitori sono corsi a Lodi e quando è tornato a casa, nonno e nipote hanno scritto la lettera.

Nonno Angelo ha incominciato a perdere la vista quando lavorava. Faceva il macchinista ferroviere, hanno dovuto mandarlo in ufficio, a causa della sua retinite pigmentosa. I figli, che si erano trasferiti al Nord, hanno convinto, non senza difficoltà, i genitori, Angelo e Pina che ha 84 anni, a trasferirsi, una decina d’anni fa, a Lodi. L’11 luglio, il signor Scorza ha avuto un attacco di cuore, fibrillazione atriale, tachicadia e senso di costrizione alla gola. Aveva già avuto quei sintomi e gli avevano detto di chiamare subito l’ambulanza se si fossero ripresentati. Così quella sera, intorno alle 9.30, hanno chiamato subito il 118. «Sono rimasto in pronto soccorso una notte - racconta -, sembrava che tutto fosse andato bene, stavano quasi per dimettermi quando la mattina ho avuto altri disturbi. Sono finito in terapia intensiva un giorno e mezzo, poi mi hanno portato in cardiologia. Sono stati tutti straordinari, il 118 il pronto soccorso, la rianimazione e la cardiologia ».

Nonno Angelo ha compiuto i suoi 88 anni, il 15 luglio, durante il ricovero. «Tutti mi chiamavano per farmi gli auguri», dice Scorza con il groppo in gola. Il suo ricovero è durato fino al 23 luglio. «Mio nonno è stato forte», sorride Andrea. «Ogni tanto io e Andrea scriviamo delle lettere - dice l’88enne -, ogni tanto ne scrivo per ringraziare le persone che mi aiutano». «Quest’anno festeggiamo 60 anni di matrimonio - racconta la moglie -, abbiamo messo al mondo 3 figli, Giovanna, Isabella ed Ernesto». Nonno Scorza passa gran parte del suo tempo davanti alla televisione, ascolta le trasmissioni scientifiche, quelle di attualità e politica. «In ospedale - ricorda Andrea - aveva una radiolina e quando si scaricavano le pile erano gli operatori dell’ospedale a cambiargliele. Lo aiutavano persino con il telefonino».

Per poter rispondere, infatti, aveva messo uno spessore sul tasto della risposta. Un giorno si è scollato e gli operatori gli hanno aggiustato anche quello. «Anche io vengo sempre a Lodi, da La Spezia, a farmi curare - ammette la figlia di Scorza -. L’ospedale di Lodi è il mio punto di riferimento». «Hanno fatto quello che altri non avrebbero fatto - ammettono gli Scorza -, anche il cappellano don Sandro Bozzarelli mi è stato vicino». Quasi quanto suo nipote. «Io sono il più stancante e il più irritante - dice Andrea -, mia mamma dice che sono una macchinetta. Compio 10 anni tra 2 mesi. Sono figlio unico e sono stato anche adottato».

Quando abitava a Palermo, nonno Angelo veniva ogni 15 giorni, in treno, a trovare il nipote. Scorza è una roccia e, nonostante la cecità, ha conservato le sue grandi doti manuali. «Io sono un aggiustatutto», ammette. Ha ricavato il suo bastone da un manico di scopa. Oltre ad avergli fatto la presa, gli ha messo un led nel mezzo che s’illumina di rosso quando cammina. «Tutti mi riconoscono in giro per il mio bastone», dice. A breve riunirà la famiglia e festeggerà gli 88 anni compiuti in ospedale.

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