Lodi, ereditano debiti per cinque milioni ma riescono a risolvere con 60mila euro

Scatta la legge "salva suicidi”, pensionata rischiava di finire sul lastrico

Gravate da debiti per cinque milioni di euro, madre e figlia hanno ottenuto dopo due anni di battaglia in tribunale a Lodi l’applicazione della legge 3/2012, chiamata anche “salva suicidi” o “ammazza debiti”, che permetterà loro di uscire dalla vicenda versando 1.250 euro al mese per quattro anni, in totale 60mila euro. Ai creditori andrà anche un attivo (potenziale) di 1,3 milioni di euro, costituito principalmente da immobili, che saranno venduti con il tempo necessario per ricavare un prezzo di mercato. Se fossero finiti all’asta, il loro prezzo sarebbe gradualmente sceso, con un danno sia per i debitori sia per gli stessi creditori.

«Ottenere la composizione della crisi non è stato facile - spiega l’avvocato Monica Pagano di Milano, che ha seguito la famiglia assieme all’avvocato Matteo Marini -, il presupposto è che il debito sia incolpevole. Se il dissesto della famiglia fosse stato causato da spese per viaggi esotici o lussi, ad esempio, questo percorso non sarebbe stato possibile. L’alternativa per questa donna sarebbe stata di ritrovarsi la pensione pignorata per tutta la vita, salvo una quota di sussistenza, e con la propria casa di abitazione all’asta».

Le due donne sono moglie e figlia di un costruttore di Valera Fratta che è mancato qualche tempo fa. Operava attraverso società di capitali, che poi, dopo la crisi del 2008, sono fallite perchè molti appartamenti sono rimasti invenduti. Ma l’imprenditore aveva provato a resistere, dando in garanzia alle banche, che premevano per il rientro dei mutui, anche i propri beni personali. Compresa la casa familiare.

Le banche hanno poi “cartolarizzato” i crediti, cedendoli a società specializzate nel “recupero” e sia la vedova sia la figlia del costruttore si sono trovate tempestate di telefonate, anche di notte, da parte di emissari di varie società che chiedevano loro soldi, e si sono ritrovate persino loschi figuri appostati sotto casa. Da qui la decisione di rivolgersi a uno studio legale specializzato. Hanno documentato al tribunale tutte le loro proprietà e i loro redditi degli ultimi tre anni, hanno dovuto anche battagliare e fare reclamo per una questione di un reddito da locazione di fatto non percepito, che aveva inizialmente portato a bocciare la procedura. «Al termine di questo percorso, tra quattro anni, se non ci saranno episodi di cattiva gestione del patrimonio, che proprio non ci aspettiamo, sarà perfezionata l’esdebitazione - conclude l’avvocato Pagano - le due eredi dell’imprenditore verranno cancellate anche dalle “centrali rischi”. Questa norma esiste da otto anni ma la conoscono ancora in pochi. Paradossalmente questa famiglia ha pagato personalmente la voglia di onorare i propri debiti: la maggior parte degli imprenditori non avrebbe dato, a suo tempo, i beni personali in garanzia. Le banche e i fornitori si sarebbero dovuti accontentare dei beni aziendali all’asta. Purtroppo, operando da una vita nell’edilizia, il capofamiglia aveva fiducia nel futuro e mai si sarebbe aspettato un crollo del mercato come quello seguito alla crisi dei “mutui subprime”.

La vedova in particolare rischiava di finire senza tetto e con soli 689 euro al mese a disposizione, la quota impignorabile per legge. Se il piano di “composizione” autorizzato dal tribunale andrà in porto, tra 4 anni lei e la figlia non avranno più alcuna pendenza.

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