Lodi città della movida

Si parla di crisi, ma la città di Lodi è più allegra e vivace che mai.

Precariato, disoccupazione, tutti i problemi vengono accantonati e i giovani di notte, almeno a Lodi, escono per dimenticare tutto e divertirsi.

«Tutti parlano di crisi, ma nel settore non vedo questi problemi, e gli incassi lo dimostrano» ha spiegato Daniele Sissa, titolare dell’Orange Juice di via Lodi Vecchio che, sebbene sia un po’ lontano dalle vie tradizionali della movida, richiama comunque un bel numero di persone nelle serate lodigiane. «Certo, si vendono meno alcolici - ha proseguito Sissa -, ma non è certo per i prezzi, che noi non abbiamo mai aumentato. I clienti badano a conservare la patente, visto che ormai è difficile sfuggire ai controlli».

Sulla stessa linea è anche Vittorio Romeo, che con il suo bar Cinque è uno dei protagonisti della rinascita di via Volturno, che non è più “la via delle poste”, ma è diventata un polo di attrazione fondamentale per la movida lodigiana.

«Potersi divertire nella propria città - spiega -, senza dover fare chilometri e chilometri in macchina, riduce anche il rischio legato al consumo di alcool».

La sua vicina, Maria Collura, che insieme alla sorella è proprietaria del Re Matto, è della stessa idea: «È stato bello - racconta - vedere i ragazzi che, per divertirsi senza problemi, si muovono in bicicletta». In realta, secondo Maria Collura, è veramente bello tutto quello che si è riusciti a creare in via Volturno: «Dal Motta, bar tradizionale lodigiano, si passa al Cinque e al nostro bar, al Bonsai. Ci sono la Fiaschetteria e La Rambla che offrono ristorazione: è un’atmosfera bellissima, per certi versi sembra di essere a Milano».

«Non c’è spietata concorrenza - le fa eco Vittorio Romeo -, ma anzi abbiamo tra noi un bel rapporto. Come nelle grandi città europee, i bar sono uno dopo l’altro; organizziamo eventi e concerti e ognuno ha il suo lavoro». E insieme, oltretutto, si danno da fare per mantenere pulita la via e frenare eventuali schiamazzi di troppo.

«Il vero problema - fa notare tuttavia Romeo - è la zonizzazione acustica. Le regole non sono ben chiare e si rischiano multe salate».

Secondo un altro caposaldo della vita notturna lodigiana, Antonio Corsano, le regole sono antiquate. «Non è possibile dover spegnere la musica in diffusione alle 21: i giovani escono due ore dopo - spiega, seduto ai tavolini del suo Chiringuito di piazza Matteotti, che comunque ha visto un’estate da record, tanto che il proprietario afferma che - Lodi non è più da paragonare con Crema. Sono due situazioni diverse, e Lodi vince quando non annulla le proprie peculiarità».

«È una soddisfazione - commenta infatti Paola Samarati, che gestisce il Margot e la Pergola - sapere che vengono clienti anche da fuori Lodi: l’estate è stata un successo».

Così è stato anche per i titolari di un altro fulcro delle serate lodigiane: il pub Wellington. A marzo la questura aveva chiuso il locale per qualche giorno: troppa gente a festeggiare san Patrizio, la strada bloccata.

«Dopo quell’inconveniente, l’importante era fare bella figura, e ci siamo riusciti. Abbiamo dimostrato che la qualità ripaga sempre». A parlare è uno dei proprietari, Ilic Premoli. La sua soddisfazione più grande è quella di essere riusciti a favorire il ricambio generazionale: «Prima avevamo gente più adulta, e man mano che quelli crescono, arrivano ragazzi giovani, soprattutto d’estate quando non si va a scuola».

Insomma, «bisogna puntare sulla qualità», come dicono al Calicantus, che, forse per la posizione fortunata nel bel contesto dei giardini di via 4 Novembre, per tutta estate ha radunato centinaia di lodigiani quasi tutte le sere. Passato da poco il secondo compleanno, il locale è pieno di giorno e di sera, di giovani e meno giovani, e i gestori si dicono soddisfatti.

La speranza, dopo il boom dell’estate, è che l’inverno non sia più sinonimo di letargo, ma che il settore possa crescere ed offrire sempre più possibilità di divertimento per tutti.

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