Lodi, «Ammalati di tumore, le nostre erano terapie salvavita» - VIDEO

Sul caso degli stipendi dei dipendenti dell’ospedale da restituire interviene anche il presidente dell’ordine dei medici Vajani e i 5 Stelle presentano una interrogazione

Le lettere con la richiesta di risarcimento ai dipendenti dell’Asst di Lodi che si erano ammalati di tumore e ai loro eredi, in caso di decesso, continuano ad arrivare. Venerdì, per esempio, ne sono arrivate altre.

«Mia moglie è morta nel 2015 - protesta un lodigiano che ha ricevuto la lettera venerdì scorso -, dopo 6 anni mi chiedono il rimborso di 15mila euro, riaprendo tra l’altro la ferita della perdita».

La vicenda, lo ricordiamo, è quella che ha visto coinvolti circa 30 dipendenti, ex dipendenti o eredi di dipendenti deceduti. Questi ultimi si sono visti recapitare una lettera con la richiesta di risarcimento per stipendi, giudicati “illegittimi”, in seguito ad una presunta non corretta applicazione dell’articolo 11 del contratto che consente a malati gravi, che seguono terapie salvavita, di restare a casa percependo integralmente lo stipendio. A denunciare la presunta applicazione irregolare del contratto alla procura della corte dei conti era stata la direzione amministrativa dell’Asst attiva a Lodi tra il 2016 e il 2018.

«Noi siamo venuti a conoscenza di questa cosa il 15 marzo - ha fatto sapere nei giorni scorsi l’attuale direttore generale dell’Asst di Lodi Salvatore Gioia -, essendo un’amministrazione pubblica non abbiamo potuto far altro che mandare quelle lettere».

«Io non sono intenzionato a pagare - commenta l’uomo -. Mi sento preso in giro due volte. Se mi avessero detto che il certificato del medico di famiglia non bastava avrei presentato quello dell’oncologo. Cosa sarebbe cambiato? Vorrei capire poi come hanno fatto i calcoli. Ricevere quella lettera, dicendomi di pagare entro 15 giorni, è stato un trauma».

Il presidente dell’ordine dei medici Massimo Vajani è sorpreso: «Noi - dice - continuiamo a fare certificati così. Per gli oncologici c’è una voce apposta, nel programma,”terapie salvavita”. Con questo certificato, una infermiera dell’ospedale è stata a casa due anni. Adesso ho un altro paziente che sta usando lo stesso certificato. Il mio documento è sufficiente. Se siamo considerati pubblici ufficiali, i certificati sono validi. Se non valgono per un paziente oncologico perché valgono per uno che ha la polmonite? Serve il certificato del pneumologo? E se uno ha mal di testa devo fargli fare il certificato dal neurologo? Non capisco».

Questa settimana, i 5 Stelle hanno presentato una interrogazione in consiglio regionale.

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