Lo sci azzurro alla ricerca di nuovi talenti

Leo GabbiUna stagione senza traguardi immediati, ma che diventa decisiva per la ricerca di nuovi talenti, se si pensa che nel 2013 ci saranno i mondiali in Val di Fiemme e nel 2014 i giochi Olimpici di Soci. Lo sci azzurro cerca di ripartire dalle sue certezze, puntando forte sulla nascita di nuovi fenomeni ma senza dimenticarsi di avere in casa gemme purissime come il supergigantista Innerhofer, trionfatore nel superG ai Mondiali di Garmish, o l’altro veterano, quel Manfred Moelgg, di San Vigilio Marebbe, anch’egli a medaglia (bronzo) nello slalom dei campionati iridati. Ragazzi ormai esperti, che a loro volta avevano preso il testimone dai vari Rocca o Isolde Kostner, costruiti all’ombra delle trionfali giornate olimpiche di Torino 2006. Si cerca quindi la nidiata felice, un movimento che anziché esprimere il supercampione isolato, come fu Alberto Tomba, è in grado di creare le premesse per una nuova Valanga azzurra o rosa, alla ricerca dei nuovi Thoeni o Gros. Stessa metafora anche per il fondo, che accanto ai due grandi totem ancora in attività, Di Centa e Piller Cottrer, deve trovare linfa nuova per rimediare ai ritiri pesantissimi di Follis, Longa e Genuin. Accanto ai “colonnelli” Piller e Di Centa ci sono i trentenni di belle speranze che ormai devono sbocciare a tutti i costi come Clara (un avvio a razzo) Hofer o Moriggi, con il direttore tecnico Silvio Fauner che lavora sul medio periodo, senza le pressioni degli anni precedenti.

Tornando allo sci alpino, sul fronte rosa grandi aspettative vengono riposte in Federica Brignone: la già vicecampionessa mondiale, figlia d’arte (dell’ex campionessa Maria Rosa Quario) partita male con una caduta nel Gigante di Solden in Austria, è pronta a rifarsi e sa che per lei questa può diventare la stagione della consacrazione, mentre sono attesi segnali incoraggianti anche dalla Moelgg, dalla Curtoni e dalla Gianesini.

Comunque vadano i risultati di quest’anno, con lo slancio incassato dall’effetto Olimpiadi di Torino 2006, il comparto degli sport invernali resta uno dei capisaldi nella pratica delle famiglie italiane. Nonostante la crisi, infatti, non solo sci, ma anche pattinaggio, hockey e uno snowboard sempre più amato dai giovani diventano un traino eccezionale, con quasi il 12% del complessivo sistema del turismo italiano. Cifre ufficiali spiegano che il sistema neve, nel periodo che va da fine novembre a marzo, è in grado di offrire occupazione a oltre 380 mila dipendenti stagionali, generando un fatturato per il comparto che sfiora i 7 miliardi di euro. In tempi simili, una risorsa del genere è meglio tenersela stretta: lo sappiano i nostri campioni, a loro è destinato un compito di traino ancora più importante del passato.

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