L’ex assessore in carcere per femminicidio: il caso in Tv a «Un giorno in pretura»

Alle 0.20 della notte tra sabato e domenica su Rai Tre una puntata sul processo di primo grado per l’omicidio di Dea

«Delitto sul Po»: è il titolo che la redazione di «Un giorno in pretura», storica trasmissione di Rai Tre, ha scelto per la puntata in onda sabato prossimo 23 ottobre alle 00.20 (di fatto domenica notte) per raccontare il processo per il femminicidio di Lavdjie Kruia, detta Dea, la 40enne di Miradolo, separata e madre di due figli, badante e colf, scomparsa la mattina del 30 maggio 2016 dopo aver lasciato detto alla sorella che aveva un appuntamento a Orio Litta per un colloquio di lavoro e ritrovata morta con un foro nella nuca – per l’accusa un colpo di pistola a bruciapelo – una decina di giorni dopo nel Po, a Isola Serafini, nel Piacentino, portata a valle dalla corrente. Quell’appuntamento, con l’auto di Dea ritrovata abbandonata a San Colombano in un parcheggio, era con Franco Vignati, ex assessore alla cultura del Comune di Chignolo Po, in quota Lega, dal 2009 al 2014. L’uomo, che oggi ha 67 anni ed è in carcere dall’inizio del 2017, si è sempre professato innocente ma contro di lui la Procura di Lodi e i carabinieri di Stradella avevano raccolto un’impressionante serie di indizi. Anche se neppure il medico legale ha potuto dare la certezza che la morte fosse avvenuta per un colpo di arma da fuoco e al luogo del delitto, in territorio di Orio tra il Po e il Lambro, si è arrivati con le celle telefoniche, e se sull’auto in uso quella mattina a Vignati i carabinieri del Ris, dopo settimane, non avessero trovato «assolutamente nessuna traccia di Dna», il fatto che l’uomo quella mattina si fosse fatto dare dall’ex moglie la propria pistola «per farla vedere a un possibile acquirente» (mai individuato) e che fino a pochi giorni prima Vignati vivesse fa ospite nella casa di Dea, che voleva liberarsene, ne avevano fatto l’indiziato numero uno. È stato condannato in primo grado nel dicembre del 2018 all’ergastolo e poi in appello, nel luglio dello scorso anno, a 25 anni di reclusione, dopo che il difensore Lino Terranova aveva ottenuto l’esclusione della premeditazione. La Cassazione affronterà invece il ricorso nel febbraio dell’anno prossimo.

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