La crescita economica “è in ripresa in Europa e si attesta mediamente sul 2,5% negli Stati dell’Europa occidentale”. Inoltre i paesi “a favore dei quali sono in corso programmi di prestito” (sinora Grecia, Irlanda e Portogallo hanno ottenuto aiuti consistenti da Ue, Bce, Fmi) riprenderanno a crescere nel 2012”. Non manca certo di ottimismo il “parere” che Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio Ue, si è sentito in dovere di diffondere alcuni giorni or sono. Un messaggio passato pressoché sotto silenzio, per quanto stranamente intitolato “Un’estate di scontento?”.
Come sempre, le parole targate Unione europea devono essere interpretate in chiave politica continentale, dovendo rispondere a idee, problemi, situazioni e vocabolari differenti nei 27 Stati membri. Van Rompuy nel suo messaggio del 1° agosto sosteneva: “Non appena i consumatori e le imprese vedranno una diminuzione dei livelli di indebitamento e dei disavanzi, si creerà un effetto positivo supplementare di rafforzamento della fiducia dei consumatori e di rilancio degli investimenti delle imprese. Una situazione di cui tutti saranno beneficiari”.
Parole apparentemente “fuori tempo” se si considerano gli andamenti altalenanti delle Borse in tutto il mondo, i mordenti giudizi delle agenzie di rating, l’instabilità dei conti pubblici di tanti paesi europei, le debolezze dei sistemi economici comunitari, gli ulteriori interventi di salvataggio o di sostegno cui sono state costrette la stessa Ue e le istituzioni finanziarie internazionali: si pensi alla boccata d’ossigeno che la Banca centrale di Francoforte ha assicurato nei giorni scorsi a Italia e Spagna per evitare il peggio…
Sempre nel suo intervento, Van Rompuy si sentiva in dovere di spiegare quanto deciso nella riunione dei capi di Stato e di governo Ue di fine giugno e in quella dei ministri finanziari di fine luglio, così da dare ulteriori chances alla Grecia e alle altre nazioni a rischio-default, ma anche per rafforzare gli strumenti finanziari, quali il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf la sigla inglese, ossia European Financial Stability Facility) e il Meccanismo europeo di stabilità (Esm, European Stability Mechanism).
Non erano mancate le sottolineature per esempi virtuosi: “All’ultimo Consiglio europeo di giugno il primo ministro lettone ha distribuito una pubblicazione che illustra come il suo paese ha superato sfide economiche importanti ed è riuscito a stabilizzare la situazione, con il sostegno dell’Ue del Fondo monetario internazionale. In Belgio, i miei successori ed io abbiamo ridotto il tasso di indebitamento da oltre il 130% nel 1992 all’85% nel 2007. Riuscire in quest’impresa è quindi possibile”.
Ma il presidente del Consiglio Ue non poteva nemmeno negare le discussioni in sede di Unione europea, le posizioni contrarie agli interventi salva-euro e salva-Stati. Fino ad ammettere: “Certo, sarebbe stato auspicabile adottare queste misure all’inizio dell’anno, ma si tratta di decisioni che comportano cambiamenti radicali nel quadro politico della zona euro e che hanno innescato dibattiti legittimi in una serie di paesi”.
Nel testo del politico belga spiccava quindi un cenno all’Italia, chiamata al pareggio di bilancio entro il 2014.
Da qui il successivo apprezzamento (giunto il 13 agosto, con un comunicato stampa di 4 righe) per l’ultimissima manovra del governo italiano, volta ad anticipare il pareggio al 2013 e a tagliare le spese pubbliche, anche con nuove tasse, mentre latitano gli investimenti per una crescita solida e i sostegni promessi alla famiglia.
Van Rompuy, così come ha fatto la Commissione Ue, ha mostrato di gradire la manovra: “Ho sottolineato che le misure adottate sono cruciali non solo per l’Italia – ha spiegato –, ma per la zona euro nel suo insieme”. Perché, “traducendo” il linguaggio di Bruxelles, l’Italia, col suo debito pubblico gigantesco, stava mettendo a rischio la moneta unica; dunque la manovra, per quanto tardiva, era necessaria.
Non a caso sempre da Bruxelles si manda a dire all’Italia che l’Ue attende di “conoscere i dettagli del pacchetto approvato e maggiori informazioni sulle singole misure”, auspicando al contempo una vasta convergenza politica affinché i provvedimenti sinora enunciati passino dalla carta ai fatti concreti.
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