«L’ergastolo per chi ha sparato»

La richiesta del pm riguarda un 25enne di Caselle

Ergastolo. Questa la richiesta del pm Armando Spataro all'udienza preliminare a Lodi per l'omicidio a colpi di pistola di Luca Saverio Verrascina, il muratore di 38 anni di San Giuliano Milanese che il 10 gennaio dello scorso anno pagò con la vita l’affronto di aver pestato selvaggiamente Giuseppe Pellitteri, gessista di 25 anni residente a Caselle Lurani. Proprio Pellitteri è l'unico reo confesso e per questo i suoi difensori gli hanno consigliato il giudizio abbreviato: per lui, quindi, il verdetto verrà pronunciato a Lodi e il rito dà diritto allo sconto di un terzo sulla pena. Ma si tratta di un omicidio volontario, c’è anche l’accusa di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio (perché secondo la procura Pellitteri aveva acquistato tempo prima una quantità significativa di hascisc, con un debito di 3mila euro) e poi, secondo i pm, l'ulteriore aggravante del concorso, nell'omicidio, di più persone.

Il verdetto per Pellitteri arriverà solamente il 18 febbraio. Sempre per quella data il gup si dovrà esprimere anche sulla richiesta di patteggiamento di J.I., 37 anni, di Vizzolo Predabissi, l'uomo che secondo l’accusa aveva venduto l'hascisc a Pellitteri e che poi, ritenendosi offeso per il mancato pagamento dopo mesi, o forse più di un anno, aveva chiesto il permesso a presunti affiliati al clan Gionta per dare una lezione a Pellitteri, e per questa “lezione”, un pestaggio, aveva chiesto aiuto al suo amico d’infanzia Verrascina. J.I. ha avuto l’assenso dalla procura per una pena superiore ai tre anni, è l'unico imputato non accusato di omicidio, ma solo di spaccio e lesioni gravi.

Tra meno di un mese, l’udienza preliminare si concluderà anche con le richieste di rinvio a giudizio: il difensore Emanuele Kohler spera che cada per C.D.P., 59 anni, napoletana di San Giuliano Milanese, l’accusa di concorso morale in omicidio nata da una serie di telefonate “di fuoco” intercettate dalla Dda, che in quei tragici giorni stava indagando su un traffico di droga e armi tra Como e San Giuliano Milanese. E anche le altre difese hanno sollevato dubbi sull'effettiva presenza a San Giuliano Milanese la sera dell'omicidio, o comunque sul ruolo di complici, di C.C., 36 anni, di Cerro, carrozziere, M.L., 34 anni, di San Giuliano, e di A.E., 36 anni, di Pantigliate, presunto “armiere”. La calibro 22 usata per uccidere Verrascina, tra l'altro, non è mai stata ritrovata.

Ieri innanzi al gup Maria Elisabetta Di Benedetto hanno preso la parola anche gli avvocati di parte civile, a rappresentare la moglie, i due figli minorenni, il fratello, la sorella e i genitori di Verrascina: «La richiesta di danni è ingente», si limita a osservare Carlo Massimo Seregni, uno dei legali dei famigliari della vittima.

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