L’emigrazione è un problema e una risorsa

Il mondo diventa uno. Anzi un villaggio globale, come già aveva intravisto De Lubac alla fine del secolo scorso che l’esplodere e il dilatarsi dei mezzi della comunicazione sociale hanno fatto del mondo un villaggio globale.Recentemente, in un ristorante, la famiglia del tavolo accanto aveva una bambina di due anni che, fra una portata e l’altra, col suo ditino si destreggiava rapidamente sul piccolo tablet. Mi ha impressionato quella capacità e disinvoltura ma anche molto preoccupato. La consegna che Nostro Signore affidò agli apostoli fu di “andare ed evangelizzare il mondo intero”. San Paolo, fra gli altri, prese questa consegna ardentemente, fiero poi di sigillare con il suo sangue a Roma da dove era partito per percorrere tutto il mondo allora conosciuto e riunito con l’impero romano, e che Paolo ricapitolò in Cristo.All’anagrafe della nostra città di Lodi sono registrati cittadini provenienti da più di duecento nazioni dei cinque continenti. A Lodi quindi è rappresentato tutto il mondo. Ed è pressione continua di arrivi e richiedenti.E’ noto che la popolazione italiana diminuisca di quasi trecentomila persona all’anno per denatalità.E’ conseguenza immediata e crescente della diminuzione dei matrimoni sia religiosi che civili. Le convivenze coniugali dilagano.Quando poi si arriva alla celebrazione del matrimonio le nascite sono poche. Il figlio unico o poco di più è prassi diffusa anche nelle migliori famiglie. In questo contesto potrà ancora nascere nella famiglia una vocazione religiosa o sacerdotale? Per il figlio presto diplomato e laureato è stato trovato subito un posto in banca. Addio seminario.La nostra diocesi è bene attrezzata e organizzata in parrocchie e strutture pastorali. Il sottoscritto, per diventare parroco di Borgo San Giovanni, ha dovuto “vincere” il concorso scritto e orale fra otto concorrenti. Ora si affidano due o tre parrocchie ad un sacerdote solo. Evidentemente è diverso il modo del trasporto e della comunicazione.Resta comunque un certo disagio fra i fedeli per l’assistenza ai malati e agli oratori e soprattutto per la difficoltà di accostarsi al sacramento della confessione e penitenza. Rimangono sempre disponibili i santuari, i conventi dei Cappuccini a Casale, dei Barnabiti a Lodi, le chiese prepositurali e la Cattedrale a Lodi.Ma è l’avvenire che preoccupa. Con la mia classe nel 1935 siamo entrati in 19 in Seminario, siamo diventati sacerdoti in 6, ma di fronte alle altre classi la mia era obbrobrio perché l’anno precedente erano stati ordinati sacerdoti in 14, e l’anno seguente in 12. Fra pochi decenni anche la nostra diocesi sperimenterà la carenza di clero.In Africa ci sono seminari di 300-500 seminaristi. Fra di essi molti desiderano e possono venire in Europa. Non con i barconi, perché la legge prevede l’ingresso in Italia per motivi di vita religiosa, verificati dall’Ambasciata o Consolato Italiano sul luogo. Non una avventura ma un’organizzazione. E’ la strada da intraprendere e percorrere. Il giornalista Giuseppe De Carli, che iniziò la sua carriera di comunicatore a “Il Cittadino” di Lodi. Arrivato a Roma fu tra gli iniziatori dell’ufficio “Comunicazioni Sociali” in Vaticano. Seguiva il Pontefice Giovanni Paolo II, che lo stimava molto, nei suoi viaggi per visitare tutte le diocesi del mondo. In Africa, apprezzando lo spirito religioso di quelle popolazioni disse a De Carli: “Saranno queste persone e popolazioni che rievangelizzeranno l’Europa”.A mio avviso qui c’è una grande profezia. L’emigrazione è un problema che crea problemi. Ma è anche una risorsa. Una grande risorsa per l’Italia e l’Europa. Tanto più che, come ha riferito un Patriarca orientale nel convegno di Assisi a Papa Francesco: Uno solo è il Padre Nostro. Il dialogo fra le fedi è arcobaleno di pace.

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