L’EDITORIALE Un Parlamento inadeguato che non rappresenta il Paese

Il punto del direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi

«Mi soffermo sulla falsità di fondo riguardante la nascita del suo governo, i motivi dichiarati erano quelli di gestire l’emergenza, i motivi reali assicurare anche in Italia come in tutti i paesi satellite degli Stati Uniti l’ubbidienza agli ordini che sarebbero stati impartiti in occasione dello scontro con il blocco asiatico».*

Draghi «ha favorito le élite e i poteri forti a danno del popolo e degli ultimi, facendo aumentare miseria, povertà e disperazione».*

E ancora, l’obiettivo è «l’alleggerimento dei trattamenti previdenziali grazie alla eliminazione fisica dei soggetti fragili anziani sottoposti a vaccinazioni sperimentali continue ogni tre-quattro mesi».*

Questo il tenore degli interventi ascoltati mercoledì al Senato, mentre si consumava la crisi di governo e il presidente del Consiglio metteva i partiti di fronte alle proprie responsabilità. Diceva che il Reddito di cittadinanza non è di per sè sbagliato, ma se non funziona va modificato: e l’inserimento nel mondo del lavoro è palese che non funzioni.

E sottolineava che il Superbonus è in teoria un buon provvedimento ma è stato scritto male, tanto che il suo governo è dovuto correre ai ripari per modificare le storture segnalate dalle categorie produttive. Cioè dal Paese che lavora.

C’è un divario enorme, imbarazzante, fra le prime tre dichiarazioni riportate all’inizio dell’articolo e l’intervento di Draghi. “Servo degli Usa”, “affamatore dei poveri”, “ideatore di un piano per ridurre le pensioni attraverso i vaccini”: concetti che esprimono plasticamente il baratro nel quale sono precipitate le nostre istituzioni elette cinque anni fa. Sia chiaro, le voci riportate non sono esaustive di un arco parlamentare nel quale vi sono anche tante figure stimate, capaci, preparate.

Ma sarebbe sbagliato ridurre i tre senatori che hanno espresso questi concetti a semplici macchiette della politica.

Perché, al contrario, sono il frutto di una stagione ben precisa, la stagione del populismo spinto, nella quale sono passati concetti come “uno vale uno”, apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno, chiuderemo i porti e usciremo dall’Unione europea o quantomeno abbiamo un “piano B” per l’unione monetaria. Una stagione che ha espresso una classe politica distante anni luce dal Paese, dalle classi produttive, dagli italiani per bene: non è vero che il Parlamento attuale è lo specchio dell’Italia, ne è una fotografia sbiadita che non sa più interpretare un Paese complesso e articolato. Ne abbiamo avuto evidenza pochi mesi fa in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica e ne abbiamo avuto nuovamente dimostrazione mercoledì pomeriggio, mentre i mercati internazionali ci osservavano e i quotidiani finanziari di mezzo mondo tornavano a parlare di instabilità politica e di Spread.

Questo Parlamento non rappresenta il Paese. Ma questi anni passeranno purtroppo alla storia.

* Le dichiarazioni riportate a inizio articolo sono di Mattia Crucioli, avvocato, eletto nel 2017 con il Movimento 5 Stelle; Elio Lannutti, ex presidente Adusbef, eletto nel 2017 con il Movimento 5 Stelle; Bianca Laura Granato, insegnante, eletta nel 2017 con il Movimento 5 Stelle .

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