Latte, allevatori sulle barricate

Prezzo del latte, stalle in fibrillazione. Scaduto l’accordo con Italatte che, stabilendo 40,7 centesimi al litro da gennaio a marzo 2012, è servito da punto di riferimento per le intese che sono state poi siglate in Lombardia, adesso diverse industrie si stanno muovendo con gli allevatori facendo ventilare l’ipotesi di un abbassamento unilaterale delle quotazioni, magari partendo da 36 centesimi di acconto. «Si tratta – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia – di richieste che non hanno riscontro nella situazione reale del mercato, visto che i consumi tengono. Infatti, da una parte il grana padano, la cui lavorazione assorbe quasi il 50 per cento del latte lombardo, ha quotazioni ampiamente in linea con i valori della materia prima fin qui garantiti, dall’altra anche nel settore dei formaggi molli non ci sono state modifiche sostanziali e i prezzi al dettaglio per i consumatori sono gli stessi dell’anno scorso».

Secondo Prandini: «Gli allevatori sono aperti al dialogo, ma senza forzature unilaterali da parte delle industrie. Qualsiasi tentativo di spingere al ribasso il prezzo del latte alla stalla non è giustificato e verrà respinto al mittente, soprattutto in un momento come questo in cui le aziende agricole devono fare fronte a sempre maggiori tasse, a costi dell’energia in continua crescita e all’incognita legata alla Direttive Nitrati. Il prezzo del latte sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso, in tutti i sensi e con conseguenze imprevedibili». Anche perché – spiega la Coldiretti – si rischia di incrinare, in questo momento di recessione, una delle colonne portanti dell’economia regionale e nazionale: il latte lombardo, con i suoi 4 milioni e mezzo di tonnellate rappresenta più del 40 per cento di tutto il latte italiano e la su produzione coinvolge oltre 6.400 aziende (su quasi 39 mila a livello italiano) che danno lavoro – si stima – a circa 13 mila persone.

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