LA STORIA L’abbraccio della solidarietà per i bimbi malati di Kiev, salvati dalle zone di guerra

Il melegnanese Paolo Bettinelli, di Soleterre, impegnato per mettere in salvo i piccoli pazienti oncologici: «Per loro una tragedia nella tragedia»

«Già indeboliti dal cancro, devono fuggire da un ospedale all’altro per paura delle bombe, la tragedia nella tragedia dei bambini negli ospedali ucraini». Vicepresidente della Fondazione Soleterre che promuove progetti di oncologia pediatrica in sette Stati del mondo, il 50enne di Melegnano Paolo Bettinelli racconta così il dramma del conflitto visto dai bambini dell’Ucraina, dove l’organizzazione è impegnata in due ospedali a Kiev e uno a Leopoli. «Con i due di Kiev chiusi a causa dei persistenti bombardamenti russi, i bambini sono stati trasferiti nell’ospedale di Leopoli, dove però suona continuamente la sirena dell’allarme che annuncia l’arrivo delle bombe - sono le sue parole -. Oltre a fare i conti con i tumori, i piccoli pazienti devono vivere pure con la paura della guerra, la loro è davvero una tragedia nella tragedia. Dalla più tenera età all’adolescenza, complessivamente sono una cinquantina i piccoli pazienti nei tre ospedali dove è impegnata Soleterre, il cui personale composto da una quindicina di operatori ucraini li assiste dal punto di vista medico e psicologico. Vista la drammatica situazione in terra ucraina, stiamo cercando di portarli in Polonia e anche in Italia dove, tramite la collaborazione con Regione Lombardia che ringraziamo, verranno accolti all’Istituto dei Tumori di Milano e al San Matteo di Pavia».

Sin dallo scoppio della guerra, Soleterre aggiorna la drammatica situazione sui propri canali social, dove le immagini dei bimbi ucraini spiegano più di mille parole la tragedia che stanno vivendo. «Già deboli e vulnerabili a causa della malattia, devono fuggire da un ospedale all’altro per evitare le bombe, non è possibile vivere in questo modo - continua commosso Bettinelli -. E dire che, incontrando casualmente un gruppo di amici già attivi nella Fondazione, nel 2005 il mio impegno per Soleterre è nato proprio visitando l’ospedale di Kiev. Allora si trovava in una condizione di degrado, negli anni abbiamo contribuito a riqualificarlo ristrutturandone i reparti e dotandolo di ecografi e altri strumenti ad hoc. Mai come adesso serve il contributo di tutti per far fronte a questa tragedia, nasce da qui l’assoluta necessità delle donazioni a Soleterre, per effettuare le quali occorre consultare i nostri canali social o il sito www.soleterre.org».

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