LA STORIA Con la sclerosi multipla, ma non si è mai arresa

Anna Guffanti, 59 anni, di Ospedaletto, ha partorito e adottato un bambino

Nonostante la sclerosi multipla, ha partorito, ha continuato ad andare a lavorare a Milano ed è volata in Eritrea per adottare un bambino. Avere una famiglia con figli di diverse provenienze geografiche era il sogno suo e di suo marito. E anche quando faceva fatica a camminare, a causa della malattia, non ha mai smesso di andare a Milano, a lavorare. Anna Guffanti, 59 anni, di Ospedaletto, biologa al policlinico di Milano, ora in pensione, è una donna con una forza straordinaria, una positività contagiosa, al punto che è stata scelta, insieme ad altre persone, per la campagna dell’Aism, l’Associazione italiana sclerosi multipla “Scacco matto”. «Ho sempre continuato ad andare a lavorare - dice -, piuttosto chiedevo a qualcuno se mi faceva appoggiare al braccio, per poter attraversare la strada. Ho sempre considerato gli altri come un aiuto per me, non come un ostacolo».

È nata con l’idea di dare slancio e motivazione a chi vive oggi con la sclerosi multipla la campagna “Scacco matto. Storie audaci di persone con sclerosi multipla”, realizzata da Novartis Italia in collaborazione con Aism ed un team di esperti clinici. Sette storie vere di pazienti che vogliono essere d’ispirazione mostrando come si possano superare i limiti imposti dalla malattia. La storia di Anna è raccontata anche in una video intervista che sarà diffusa nei prossimi giorni, in occasione della giornata mondiale della sclerosi multipla che ricorre il 30 maggio. «Ho scoperto di essere ammalata a 28 anni - dice la donna -, ma avevo già una sorella e una cugina con sclerosi multipla. Io non mi sono fatta spaventare dalla diagnosi. Il primo sintomo è stato un problema all’occhio e l’ho risolto. Dopo due anni ho avuto un problema alla mano, ma con gli steroidi mi è passato tutto. La mia filosofia era: «”Penserò al problema quando si presenterà”. Sono andata avanti a fare la mia vita. Ho conosciuto mio marito, mi sono sposata, siamo andati ad abitare a Ospedaletto e abbiamo avuto una figlia che ora ha 23 anni. Ero concentrata su mia sorella, non ero girata su di me e questo mi ha aiutata. Poi, da tempo questa cosa dell’adozione era nell’aria e quando abbiamo incontrato altre famiglie adottive, la vecchia lampadina si è riaccesa. E siamo partiti per l’Eritrea. Oggi mio figlio ha 18 anni».

Ha smesso di lavorare nel suo centro trasfusionale quando ha pensato che non avrebbe potuto, per una eventuale caduta, rischiare di far arrivare tardi il sangue a un paziente. Ora Guffanti, anche a causa del lockdown, fa fatica a camminare ed è in carrozzina, aiutata dai suoi famigliari. Ma lo spirito positivo non manca. In questi giorni, infatti, è ricoverata. Sta facendo riabilitazione. «Vorrei riprendere un po’ di autonomia - dice -, fino a che la testa è buona va bene». Anna è ottimista perché ha «sempre trovato grandi aiuti» intorno a sè. «Mai nessuno - dice - mi ha penalizzata -. Adesso consiglio ai malati di non fasciarsi la testa. Con Valentina Allegri, responsabile dei volontari in Aism, e la psicologa Claudia Castiglioni, stiamo creando un bel gruppo. Trovarsi tra persone con gli stessi problemi fa bene».

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