La scuola e il commercio illegale

Educare viene prima di formare e questo per un motivo molto semplice. Possiamo aver preparato al meglio un ragazzo in fatto di conoscenze e competenze; possiamo avergli insegnato ad applicare i più complicati algoritmi; possiamo persino avergli insegnato un mestiere, ma se ad uno studente o studentessa non abbiamo insegnato a vivere, allora difficilmente potrà mettere a frutto quelle conoscenze e quelle competenze di cui la scuola si è tanto preoccupata di trasmettere. Questa premessa è necessaria per capire il perché è inesatto parlare di scuola dei divieti. Esiste, infatti, la scuola che ha tra i suoi compiti primari quello di insegnare ai ragazzi di cominciare a camminare da soli nel rispetto di regole, norme e leggi che si richiamano a comportamenti etici, che si basanosu valori condivisi e non negoziabili. Fatta questa doverosa premessa andiamo ad esaminare il fatto di oggi. Siamo all’ITIS «Pininfarina» di Moncalieri, un grosso comune a ridosso di Torino dove uno studente diciassettenne distribuisce abusivamente merendine e snack a prezzo inferiore di quelle in vendita presso le macchinette della scuola gestite nel rispetto di leggi fiscali e commerciali. Lo strano commercio avviene sotto gli occhi di tutti e tutto rigorosamente in nero e per giunta all’interno della scuola. Un “mercato alternativo” che gli è già valso in passato una severa punizione, ma che il nostro studente, da buon recidivo, non ritiene opportuno tener presente. Del resto gli incassi, con buoni profitti, sono assicurati dai circa 1700 allievi dell’istituto e dalle merendine acquistate in offerta nei diversi supermercati della zona. La faccenda viene naturalmente allo scoperto e iniziano i richiami, gli incontri di chiarimento con il preside, le ammonizioni verbali, gli inviti a smettere. Niente da fare. Tutto inutile. L’impavido giovane “imprenditore” continua nel suo commercio al ribasso. A questo punto viene convocato il consiglio di classe che prima di procedere per una solenne ammonizione, attende le motivazioni a difesa. Lo studente si difende, ricordando al preside e ai professori che lo “spaccio” di merendine ad opera di uno studente dentro la scuola è sempre meglio dello “spaccio” di droga ad opera di un pusher fuori dalla scuola. Non c’è che dire, una risposta provocatoria, ma razionale. La sua attività, però, rimane pur sempre illegale e questo la scuola non può tollerare. Matura l’ipotesi di una sospensione dalle lezioni per alcuni giorni. Inaspettatamente, però, viene in soccorso del nostro giovane “commerciante” la Fondazione “Luigi Einaudi” di Torino che gli assegna una borsa di studio di 500 euro con una motivazione che il suo presidente, Avv. Giuseppe Benedetto, così sintetizza: «C’è nell’iniziativa del ragazzo un liberismo della quotidianità che porta a vendere le merendine ai suoi compagni d’istituto a un prezzo inferiore di quelle vendute alle macchinette, garantendosi comunque un generoso profitto. In sostanza il ragazzo scopre che la macchinetta vende a un euro quello che il supermercato vende a 30 centesimi mentre lui decide di venderle a 50 centesimi, garantendosi così un piccolo guadagno. Questo è vero talento imprenditoriale». Boh? Vado in tilt, perché questo concetto giustifica l’illegalità. Intanto il consiglio di classe lo sospende per 15 giorni con obbligo di trascorrere tutto il periodo della sospensione presso un’associazione di volontariato individuata dalla scuola. Ma non è finita. Oltre alla borsa di studio della Fondazione Einaudi arrivano le prime offerte di lavoro anche da alcune note società finanziarie piemontesi. L’ingegnosità economica del nostro piccolo imprenditore viene riconosciuta come una variabile dell’economia di mercato che differisce dall’illegalità che la scuola vuole sanzionare. Parafrasando Cavour vale il detto “libero mercato in libera scuola”, ovvero il mercato con le sue regole prevale sul comportamento con la sua etica. Bell’insegnamento! Alcune società si contendono il giovane e spregiudicato “imprenditore” che la scuola vuole educare e l’analisi economica vuole premiare. Per fortuna a noi presidi è richiesta, tra l’altro, la misura di mezzo da trovare tra le varie esigenze e nel rispetto delle regole. Entra in campo il mio collega, Stefano Fava, che propone al consiglio di classe una saggia soluzione che sottolinei da una parte l’importanza della decisione presa dall’organo collegiale e dall’altra tenga conto delle abilità del ragazzo in fatto di commercio ed economia finanziaria. Propone, quindi, un’alternativa alla sospensione in attività sociali di volontariato con la messa in atto di un progetto di imprenditorialità con le sue regole e i suoi valori. «I professori hanno piena autonomia – ci tiene a sottolineare il preside - e decideranno secondo quella che pensano sia la scelta migliore per il suo futuro e l’educazione di tutti gli studenti». Prende piede il principio della valorizzazione delle abilità di ciascuno, ma nel rispetto, come in questo particolare caso, della legalità e delle norme che regolano il libero mercato. Il ragazzo ha delle qualità, ma bisogna educarlo a capire che l’esperienza del mercato libero trova fondamento non sull’evasione fiscale, né tanto meno sull’esercizio commerciale svincolato da rapporti che ne regolano l’aspetto amministrativo. A mio modesto avviso ha fatto male la “Fondazione Einaudi” a intervenire pesantemente nella vicenda applicando il principio del guadagno giustificato. Attenti però a non insegnare a nessuno quello che Erich Fromm, sociologo e saggista, paventa come pericolo sociale che si manifesta in tutta la sua indifferenza quando non ricordiamo ai ragazzi che: «l’attività economica, i guadagni materiali possono diventare fini a se stessi fino a trasformare l’uomo un ingranaggio della macchina economica». In parole povere è un invito a non guardare solo al profitto. Mi spiace, ma il ragazzo non andava premiato, né elogiato nelle sue performance di micro credito. Così facendo lo hanno allontanato dai fondamenti morali dell’etica della finanza e del guadagno. Perché un conto è esprimere un parere, altro è entrare a gamba tesa e dare agli studenti un messaggio sbagliato. A questo punto potrebbe accadere di tutto. Vuoi vedere che questo nostro giovanotto godrà onor di fama e di ventura per aver trovato un equilibrio finanziario tra costo, rischio e rendimento? Ma qualcuno ha preso in esame gli errori commessi da questo ragazzo per educarlo al rispetto della legalità in un Paese in cui la legalità viene costantemente messa a dura prova?

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