La scuola difesa dai genitori

C’è stato nella storia greca un personaggio alquanto famoso per quei tempi non fosse altro che per il coraggio (maldestro) di infangare un filosofo, Socrate, che sia pur ritenuto un gran rompiscatole, era ben voluto soprattutto dai giovani. Un personaggio ricordato in una delle sue opere (Storia dei Greci) dall’indimenticabile Montanelli, che, a tal proposito ebbe a scrivere: «Non si capirà mai nulla di Atene se non si legge Aristofane». Ecco, appunto, il personaggio in questione èAristofane. Chi era costui? Un commediografo molto noto ai tempi di Socrate che dette filo da torcere al buon filosofo soprattutto con una delle sue commedie: «Le Nuvole». Un testo che ruota attorno a un unico obiettivo: demolire la reputazione di Socrate, dimostrare la dabbenaggine dei suoi insegnamenti, divulgare convincimenti sull’inutilità della sua scuola (di strada). In buona sostanza gettare discredito sul filosofo, sulla sua opera per dimostrare l’inconsistenza se non addirittura la pericolosità dei suoi insegnamenti. E meno male che erano amici. Per fortuna c’era Platone a difenderlo: «Ringrazio Dio di essere nato greco. Ma soprattutto lo ringrazio per essere nato nel secolo di Socrate». A dispetto del tempo qualcosa del genere è successo recentemente ad Acqui Terme, un comune in provincia di Alessandria, dove i genitori della scuola elementare «Fanciulli», al grido di «giù le mani dalla nostra scuola» sono scesi in campo per difendere le insegnanti da voci diffamatorie messe in giro da ignoti con lo scopo di gettare discredito sul loro operato e di conseguenza anche sulla stessa scuola. Genitori agguerriti che hanno preferito trasferire la questione da un confronto tutto interno all’istituzione scolastica, a un confronto esterno, coinvolgendo l’opinione pubblica. La difesa ha toccato l’apice con un documento reso noto e distribuito anche agli organi di stampa dove, tra l’altro, si sceglie come strategia quella di difendere le insegnanti da attacchi ritenuti ingiusti: «Secondo voci infondate – si legge tra l’altro nel documento - l’incolumità dei nostri figli sarebbe a rischio a causa della scarsa professionalità delle insegnanti. Ci troviamo di fronte a menzogne e calunnie e chiediamo che vengano presi i dovuti provvedimenti». Un documento appassionato che per certi versi va oltre ciò a cui siamo abituati da tempo. Qui non si scende in campo per contrastare una circolare del ministro o per contestare la politica scolastica del governo o ancora per opporsi a una qualche decisione degli enti locali. In questo caso i genitori scendono in campo per difendere l’onorabilità delle insegnanti. E lo fanno con i mezzi che hanno a disposizione: i media. Lo fanno perché sono sicuri di aver affidato i propri figli nelle mani di docenti professionalmente preparati, docenti ritenuti evidentemente in grado di affrontare le varie individualità formative, docenti in grado di avvicinarsi con credibilità alla sensibilità dei piccoli studenti, di soddisfare le loro curiosità, di trasmettere l’amore per l’apprendimento. Docenti che hanno dimostrato evidentemente di aver messo l’educazione al centro di tutto. In ultima analisi docenti che fuggono il concetto impiegatizio per rimanere attaccati al più nobile rapporto di professionalità. Eravamo e siamo spesso abituati a forme diverse di contestazioni che finiscono con alzare i livello di tensione. Questa volta è diverso. Questa volta siamo chiamati a comprendere una decisione che si rivela comunque di tensione. Un documento che pone la scuola a un livello superiore, ritenuta ingiustamente e ignobilmente esposta a critiche infondate. Una vicenda che si pone comunque fuori dalle logiche storiche degli ultimi tempi dal momento che un oscuro tentativo di discredito viene contrastato da un encomiabile atto di difesa, reso ancor più significativo da un forte radicamento della scuola nel proprio tessuto sociale. E’ la classica scuola di quartiere sentita come propria, più che mai vicina a specifiche problematiche sociali. Quindi una polemica sterile che si configura come un tentativo gratuito, da parte di chi ama, in modo subdolo, seminare zizzania con l’intento di spostare l’attenzione dal campo professionale analiticamente più impegnativo, a un aspetto meno nobile, scandalistico, ma più redditizio dal punto di vista strumentale. Un tentativo probabilmente riuscito, ma non accettato. Da qui la presa di posizione dei genitori e la stesura di un documento ad hoc. Certo che si dovrebbe evitare comunque confronti portati avanti con una certa durezza. La scuola di tutto ha bisogno tranne che di sterili polemiche ancorché inutili in quanto fuorvianti. Questo episodio assume comunque una certa rilevanza. Con il loro gesto questi genitori vogliono, con molta probabilità, spostare l’attenzione su quanto di positivo è presente nelle istituzioni scolastiche. Che si tratti di professionalità docente, che si tratti di iniziative di ragazzi, ciò che non dovrebbe sfuggire a nessuno è parlare bene della scuola e delle sue buone pratiche. La testimonianza dei diretti interessati talvolta sostituisce quella resa celebre da atti e documenti. Questo accade perché in tante scuole molto di quello che si fa non viene documentato. Ma una cosa è certa. Una scuola non opera mai per mettere in difficoltà i ragazzi. La professionalità docente nel caso di Acqui Terme viene difesa a spada tratta dai genitori evidentemente consapevoli della forza didattica e pedagogica messa in campo in un periodo attraversato da forti cambiamenti in atto. Bene hanno fatto questi genitori quando in ballo ci sono dei valori a tutela della crescita culturale, sociale, formativa ed educativa dei ragazzi. A queste entità si aggrappa e di queste dimensioni si nutre l’insegnante. Le strumentalizzazioni non fanno parte della storia della scuola. D’altro canto non conviene accettare il suggerimento del sommo poeta quando scrive «non ragioniam di lor, ma guarda e passa» (Canto III° - Inferno). Conviene, invece, considerare il documento dei genitori come un contributo, uno strumento di lavoro, sia pure nato in un contesto relazionale reso difficile da iniziative non identificabili, teso a dare significato all’opera professionale dei docenti. Corvi e cornacchie è bene lasciarle libere in natura.

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