La scienza e il rimbalzo dei neutrini

La notizia è di quelle che possono segnare un punto di svolta e per questo ha avuto consistente eco sui media la scoperta dei ricercatori del Cern di Ginevra, secondo i quali i neutrini viaggerebbero con una velocità superiore a quella della luce. Al di là dei numeri, delle spiegazioni scientifiche e delle modalità con cui è stato effettuato l’esperimento, il nucleo centrale è questo: quasi tutte le testate, a caldo, hanno titolato “Più veloci della luce”, sintetizzando con una frase a effetto (che è anche il motto di Superman, uno fra i supereroi più amati) quello che fino a qualche giorno fa sembrava soltanto un paradosso.In casi come questo, mentre la comunità scientifica si interroga, propone verifiche, controlla e ricontrolla i dati dell’esperimento all’insegna di uno scetticismo che è esso stesso strumento di indagine, la gente si lascia conquistare da quella sensazione di eccezionalità e di novità tipica di qualunque scoperta potenzialmente rivoluzionaria.I media fanno il resto, scomodando Albert Einstein e la sua teoria della relatività (che entrerebbe in crisi, se i dati dell’esperimento del Cern fossero confermati), attivando la girandola che raccoglie i pareri dei più illustri esperti, sottolineando che alla guida del team di ricercatori che hanno realizzato l’esperimento c’è un italiano. Il quale per primo getta acqua sul fuoco degli entusiasmi: “La scoperta è così sorprendente che, per il momento, tutti dovrebbero essere molto prudenti”.Intanto, però, la grancassa mediatica si è messa in moto e, in un momento in cui il continuo rimbalzare degli effetti della “crisi” genera crescenti sentimenti di incertezza e di paura, l’idea di una scoperta capace di modificare alcuni assunti di base della fisica genera una inevitabile curiosità e una ventata di entusiasmo in buna parte irrazionale.Nelle loro sintesi giornalistiche, i telegiornali hanno insistito sulle possibili conseguenze della scoperta e sulle metafore legate alla velocità della luce, riassumendo gli assunti di base dell’esperimento ed evidenziando in modo particolare il contributo italiano alla sua riuscita. I giornali hanno prevalentemente illustrato le modalità di esecuzione dell’esperimento con le parole e con le immagini, spiegando i diversi passaggi e non rinunciando ai dettagli tecnici con l’obiettivo di rendere conto della scoperta nel modo più possibile divulgativo.Il mondo web ha accelerato la velocità della notizia, mettendo disposizione degli internauti una serie di ulteriori contenuti utili a capire meglio, dalla spiegazione di cosa siano i neutrini alla ricostruzione animata dell’esperimento. Proprio sulla Rete si è generato e ampliato il dibattito sulla scoperta, che ha coinvolto numerosi scienziati ma che ha dato anche parola al sentire delle persone comuni. A rinfocolare l’attenzione e i commenti degli utenti del web ha pensato poi il ministro Gelmini, attraverso un pomposo comunicato di congratulazioni con gli scienziati con annessa gaffe sull’esistenza di un tunnel sotterraneo lungo oltre 700 chilometri, che correrebbe tra Ginevra e il Gran Sasso (questa è stata veramente grossa e ogni commento ulteriore sarebbe superfluo).Ancora una volta si è manifestata la reciproca attrazione fra mondo scientifico e sistema mediatico. Come insegnano da decenni Piero Angela e i suoi epigoni, che della divulgazione scientifica hanno fatto il proprio mestiere, la curiosità di ciascuno di noi verso scoperte ed esperimenti complessi da spiegare ma affascinanti per le loro possibili implicazioni è una costante; la effettiva comprensione dei dettagli dipende dalla complessità dell’evento e dalla capacità interpretativa dei media.

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