«La proibizione induce alla trasgressione: aiutiamo i nostri ragazzi con l’esempio»

Secondo lo psicologo Giulio Costa la situazione è cambiata dal 2020: «C’era combattività, oggi c’è stanchezza»

La pandemia è la stessa ma per i ragazzi la situazione rispetto a un anno fa è cambiata. A farlo notare è lo psicologo Giulio Costa, evidenziando come stiano soffrendo, presentando «uno stato di stanchezza e un po’ depressivo» a causa della limitazione della socialità.

«Se nel primo lockdown si registrava un grande “senso del noi”, di combattività, di motivazione ad usare quel tempo come opportunità, il ripetersi di aperture e chiusure senza fine demotiva i ragazzi - spiega Costa -. Chiusure che riguardano tutti gli spazi di incontro e sappiamo che per gli adolescenti la proibizione causa trasgressione. Per questo non mi sorprendono le partite di calcio clandestine che si sono tenute nei giorni scorsi. Certo diventa pericoloso quando la trasgressione si esprime con comportamenti a rischio, ad esempio l’uso di sostanze o comportamenti violenti».

«Le ricerche dicono che in questo anno di pandemia i più rispettosi sono stati gli adolescenti e giovani adulti e sono proprio loro che vedendo come vanno alcune cose vivono l’ingiustizia per i sacrifici che hanno fatto. Ad esempio, le immagini di adulti a passeggio sulla Darsena a Milano. Vedono la disparità, anche nei colori delle regioni».

Secondo Costa, quindi, la privazione della socialità è il primo fattore del disagio degli adolescenti ma è aggravato dal fatto che non si percepiscano tutti sulla stessa barca. Per quanto riguarda specificamente la Dad: «Bisogna essere realistici e consapevoli che quello che accade continua a essere drammatico, non si può rifiutare anche se non se ne può più: perciò cerchiamo di educare i ragazzi ad essere più flessibili e ad adattarsi».

«Si tratta di una generazione che prima del lockdown era orientata alla programmazione e adesso deve passare al progettare. Dal punto di vista della dinamica psichica sono cose diverse: programmare presuppone la rigidità, le scadenze e la consapevolezza di ciò che accadrà, aiuta a non avere ansia. Adesso è difficile programmare qualsiasi cosa, si vive in base alle disposizioni, ma quello che possiamo fare è progettare ciò che potremo fare quando si potrà». Un pensiero più “libero” nel futuro, quindi, senza scadenze, mentre si continuano a rispettare le regole. A questo proposito, è importante ricordare che «i ragazzi che più riescono a stare nelle regole sono quelli con genitori che educano sul perché è importante starci e ci stanno loro stessi. Trasgredisce di più chi è affiancato da adulti trasgressivi». L’invito è dunque quello a essere buoni educatori e a rassicurare. «È importante non etichettarli come “generazione Covid” perché li porta a lamentarsi, diciamogli piuttosto: “Siete in tempo anche se vi sembra di essere in ritardo!”»n 
Veronica Scarioni

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