«La Giannoni va bene, ma ci licenziano»

Settantadue lavoratori a rischio licenziamento e le loro famiglie sul lastrico mentre l’azienda va bene: è il paradosso della Giannoni di Marudo, che ha aperto la procedura di mobilità al termine di cinque anni di utilizzo degli ammortizzatori sociali perché gli investimenti in automazione hanno portato gli esuberi tra i 181 lavoratori. Mentre sindacati e dirigenza hanno cercato ieri mattina i primi passi verso un’intesa nella sede di Assolodi, i lavoratori in sciopero hanno accompagnato la trattativa sul piazzale, dalle 10 alle 14 circa, al termine dell’incontro. Pochi i lavoratori entrati ieri mattina in fabbrica, almeno una settantina quelli presenti invece sotto le finestre di Assolodi con striscioni, fischietti e trombette.

«L’imprenditore fa il suo interesse, nessuno lo nega, ma deve fare qualcosa di concreto anche per noi - dice una lavoratrice assecondata da un gruppetto di tre o quattro -. L’azienda non è in perdita e non è in crisi, e allora studi un sistema di ricollocazione, favorisca l’uscita volontaria con un incentivo economico adeguato e adoperi una diversa organizzazione del lavoro, almeno per alcune donne che già hanno dato la disponibilità al part-time». Qualcun altro è meno tenero con la proprietà e la dirigenza. «Quando sono entrato in fabbrica 14 anni fa facevamo 400 pezzi al giorno, poi ha fatto investimenti e automatizzato le linee e ha chiesto di lavorare sempre di più, e ora facciamo 5mila pezzi al giorno - spiega un lavoratore arrabbiato -. E il risultato? Adesso mi lascia a casa». In tanti raccontano sotto voce la propria storia: chi ha un mutuo, chi ha figli che studiano, chi il marito o la moglie già in cassa integrazione. C’è anche tanta delusione tra i lavoratori. «Nel 2005 abbiamo avuto una ristrutturazione con 35 esuberi, e all’epoca la proprietà ci aveva mandato una lettera chiedendo a tutti il massimo impegno e di non ostacolare il rinnovamento, che ci sarebbe stato lavoro - afferma un operaio -. Adesso stanno contravvenendo a tutto quello che ci hanno detto e promesso. Ci hanno preso in giro». Attorno alle 11 è arrivato anche il sindaco di Sant’Angelo Domenico Crespi a portare la sua solidarietà, accompagnato dall’assessore Giovanni Sgualdi. Il sindaco era stato invitato, ed è stato accolto con soddisfazione dai lavoratori, che gli hanno rivolto anche un applauso. «Non ci vogliamo sostituire in alcun modo alle parti sociali incaricate della trattativa, ma riteniamo che una soluzione, anche economica, debba essere trovata - spiega Crespi -. Ho già invitato per un incontro i sindaci del territorio interessati dalla crisi Giannoni e da quella della vicina Marcegaglia di Graffignana, i sindacati, i lavoratori. Non aspettiamoci miracoli, però vogliamo conoscere la reale situazione e quali possono essere le soluzioni, perché poi i problemi del lavoro ricadono su tutti». Al termine della trattativa, attorno alle 14, un gruppo di lavoratori ha fatto anche tappa ai cancelli dell’azienda, mentre lo sciopero è proseguito per tutta la giornata.

Andrea Bagatta

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