La fragilità umana e gli effetti globali delle nostre azioni

L’editoriale del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Fra le numerose lezioni che possiamo trarre dalla pandemia ve n’è una che mi pare meritevole di attenzione perché ci impone di orientare il ragionamento verso il futuro. Il virus venuto da lontano è entrato nelle nostre case e nelle nostre vite, evidenziando la fragilità dell’uomo e mostrandoci, qualora ve ne fosse bisogno, che qualunque azione compiuta sul nostro pianeta può avere conseguenze a migliaia di chilometri di distanza. La fragilità quale condizione umana è al centro di una interessante riflessione di Luciano Manicardi, priore di Bose, che proprio nei giorni della pandemia ha dato alle stampe un’agile pubblicazione (“Fragilità”, edizioni Qiqajon), di cui ha parlato nel numero di giugno il mensile dei paolini “Jesus”. «Mai come oggi, in questi tempi di pandemia, possiamo cogliere la dimensione onnipervasiva della fragilità - sostiene Luciano Manicardi -. Semplicemente, essa è costitutiva della condizione umana e di ogni sua realizzazione, abita la natura come la cultura, riguarda la salute come le condizioni economiche, il lavoro e le imprese, le relazioni interpersonali, sociali e politiche. Tutto può spezzarsi, a seguito di un lungo processo di erosione, oppure improvvisamente, come l’epidemia ci mostra».

Di fronte al virus l’uomo si è dunque riscoperto fragile. E la fragilità, intesa come elemento essenziale della condizione umana, si è forse maggiormente avvertita nelle società più avanzate, quelle meno abituate a convivere in armonia con i limiti naturali dello spazio e del tempo.

Non sappiamo se l’uomo uscirà migliore da questa sfida epocale. Di certo anche una crisi può mostrare la sua fecondità. E la pandemia ci insegna quantomeno che l’umanità ha un destino comune. «Lo vediamo - dice Manicardi - nella minaccia che attraversa il mondo intero. La pandemia è una grande occasione per cogliere quella dimensione di interconnessione globale di cui parla papa Francesco nella Laudato si’. “Tutto nel mondo è intimamente connesso”. “Tutto è in relazione”. “Tutto è collegato”. Da questa considerazione nasce l’affermazione che “qualunque azione sulla natura può avere conseguenze che non avvertiamo a prima vista”».

© RIPRODUZIONE RISERVATA