La farmacia si difende: «Regole rispettate»

Dopo l’operazione delle Fiamme gialle parlano le due indagate

«Potevano esserci notevoli rischi per la salute»: così gli inquirenti spiegano perché è stata usata la mano pesante in alcune delle misure cautelari applicate per l’inchiesta “pancia piatta” del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Lodi, che mercoledì ha portato in carcere il medico 36enne R.M., agli arresti domiciliari il suo amico e collaboratore M.P., 38 anni, di Pieve Fissiraga, e ha visto due farmaciste sospese dalla professione per due mesi per ordine del gip. Che invece non ha applicato misure al titolare della farmacia, a sua volta indagato, per evitare di mettere in difficoltà l’attività, soprattutto in un periodo critico come quello dei turni estivi.

Probabilmente solo lunedì il gip si esprimerà sulle istanze di revoca delle misure presentate da tutti i legali. Il pm Gianpaolo Melchionna ha già dato nelle scorse ore il proprio parere. Ma l’ordinanza che manda il medico in carcere è motivata anche dal rischio di inquinamento delle prove, visto che gli interrogatori dei pazienti come “persone informate sui fatti” sono ancora in corso (alcune decine quelli già effettuati dalla Finanza), nonché dal timore di reiterazione del reato. Casa e studio del medico, che ha incarichi dall’Ao e dell’Asl ma non è medico di base, coincidono, e ai “domiciliari”, sembra di capire sia questo il timore della procura, potrebbe trovarsi da un momento all’altro qualcuno che suona al campanello per chiedere visite o prescrizioni.

Le farmaciste “sospese” intanto si difendono, dopo che il legale del medico aveva sottolineato la «buona fede» del suo assistito, convinto di aver agito in scienza e coscienza medica. L’accusa di base per il medico è di aver prescritto farmaci per grandi obesi, contenenti stupefacenti (un’anfetamina e un barbiturico), a persone che malate di obesità non erano e che volevano solo perdere in fretta qualche chilo. Tutti preparati galenici, formulati dalla farmacia (anche se in commercio esiste già un farmaco industriale che contiene la stessa combinazione) che arrivavano dalla farmacia Gastaldi di Lodi. E i legali delle due farmaciste, avvocati Eliana Tosi ed Ennio Ercoli, nel ribadire che l’ipotesi accusatoria («che per altro le vede ai margini dell’inchiesta») deve ancora trovare conferma, spiegano: «Le due farmaciste in questione hanno sempre avuto comportamento professionale rispettoso della normativa, come non mancherà di essere accertato anche in questo frangente. L’importo di volume di affari finora indicato è destituito da ogni fondamento, così come la violazione della normativa in ordine alla consegna dei farmaci e l’asserita inesistenza di ricette o piani terapeutici, la cui consegna alla farmacia era ed è requisito imprescindibile per la preparazione dei farmaci stessi».

Per l’accusa il medico o il suo collaboratore, ma anche pazienti che si presentavano a nome d’altri, avrebbero invece ritirato quantitativi di medicinali molto superiori a quanto la legge impone per preparati contenenti stupefacenti. Un’indagine che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche e che non ha fatto finora emergere casi di persone che, oltre a dimagrire, si siano anche ammalate. Secondo la guardia di finanza però ottenere queste pillole era troppo facile e una serie di regole e protocolli venivano violati. L’accusa, per ora, è spaccio.

Carlo Catena

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