La famiglia Rigoli ora ha paura

Nè a Natale nè a Capodanno: nel loro cuore i genitori di Francesco Rigoli, lo studente di 24 anni di Sordio scomparso ormai da oltre due mesi, speravano che per queste due date simbolo il loro figlio adottato all'età di tre anni si facesse vivo con un messaggio, per rassicurarli. Tanti il papà ne ha mandati nelle sue caselle di posta elettronica. Invece, nessuna risposta. «E in paese non si sente più parlare di questa preoccupante vicenda», spiega un sordiese.

Gli appelli papà Silvano continua a lanciarli sulla pagina Facebook aperta per segnalare che la ricerca è in corso e per aprire un canale in più per chi volesse contattare la famiglia. «Francesco non avrebbe mai fatto passare il Natale senza mandarci un saluto e un abbraccio per la sua mamma - ha “postato” il papà su Internet poco prima della mezzanotte del 25 dicembre - adesso cominciamo ad avere paura per la sua salute. ti aspettiamo sempre a braccia aperte, ricordatelo».

Si è battuta anche la pista dell’America Latina, terra d’origine del ragazzo: «Indagini in Sudamerica non sono mai state prese in considerazione - fa sapere il papà - in quanto il ragazzo non aveva il passaporto, inoltre sono stati controllati i collegamenti con quegli stati e non hanno dato alcun esito».

Eppure Francesco pochi giorni prima si far perdere le proprie tracce, la notte di Halloweeen, aveva rinnovato la carta d’identità valida per l’espatrio e prelevato 7mila euro in contanti. Come se si preparasse per un viaggio. Questi elementi, assieme a una lettera in cui spiegava che sarebbe partito, trovata dai carabinieri di Abbiategrasso in un fumetto nella camera di Francesco a Sordio, tengono viva la speranza che si sia allontanato volontariamente perché nel giro di poche settimane,scadenza annunciata per la tesi di laurea, non avrebbe più potuto mentire sul fatto che in realtà non aveva sostenuto nemmeno un esame di giurisprudenza alla Statale di Milano.

Sulla scomparsa di Francesco è aperto un fascicolo d’inchiesta presso la procura della Repubblica di Vigevano. La competenza deriva dal fatto che finora l'unica ipotesi di reato è l’incendio dell'auto, una Fiat Punto intestata al padre ma in uso a Francesco, nei pressi di Abbiategrasso, zona sotto la giurisdizione del tribunale vigevanese. E la procura, fanno sapere gli inquirenti, in questa fase ha chiesto riservatezza.

Perché proprio il luogo, sperduto in mezzo ai campi, in cui è stata trovata l’auto in fiamme, chiusa a chiave, fa presupporre che chi si è arrivato per liberarsi dell'auto, e di ogni eventuale traccia su di essa, abbia poi avuto a disposizione un secondo mezzo per allontanarsi. Quindi è molto probabile che siano state almeno due persone ad appiccare l'incendio, scoppiato appena poche ore dopo la telefonata in cui Francesco annunciava ai genitori che li avrebbe raggiunti a Mercallo, nel Varesotto. Forse qualcun altro sapeva, questo il terribile dubbio, che aveva 7mila euro in tasca.

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