La donna accusata di avere ucciso la mamma: sgomento a Mombretto di Mediglia

Viaggio nella frazione in cui abita Rosa Fabbiano, la 58enne in carcere

Il quartiere è silenzioso. Per strada, nel primo pomeriggio di un martedì di fine primavera, non c’è nessuno. A Mombretto di Mediglia si respira un’aria di incredulità e sgomento. Rosa Fabbiano, 58 anni, viveva qui con il marito prima di essere arrestata, accusata di aver ucciso la madre 84enne nella sua casa di Melzo e di averne smembrato il cadavere, ritrovato pochi giorni fa. «È sempre stata una donna responsabile e pacata, una mamma premurosa, che viveva tra casa e lavoro: siamo tutti sconvolti» sussurra una vicina di Rosa Fabbiano, che ora si trova in custodia cautelare a San Vittore, accusata di omicidio, vilipendio e occultamento del cadavere della madre Lucia Cipriano.

Dopo due mesi senza alcun contatto con l’anziana, la sorella di Rosa, Loredana, residente a Trento, si è recata a Melzo accompagnata dalla stessa Rosa. Nella casa di famiglia la macabra scoperta del corpo fatto a pezzi nella vasca da bagno. Lucia Cipriano sarebbe stata soffocata e il suo corpo sezionato. I carabinieri hanno rinvenuto il cadavere il 26 maggio, in avanzato stato di decomposizione. Subito dopo il fermo di Rosa Fabbiano

Una vicenda tragica e di inaudita violenza che ha coinvolto una donna apparentemente serena, che viveva nelle vicinanze di Mediglia. Caratterizzata da villette bifamiliari, la frazione di Mombretto è immersa nel silenzio e nelle quiete. Tra queste villette sorge un complesso, all’angolo di via Melozzo da Forlì, che ospita più edifici con un cortile condiviso. Qui abita il marito invalido di Rosa, ora da solo, dopo che i due figli si sono resi indipendenti e la donna è in carcere. Risponde al citofono, è cortese ma fermo, preferisce non dire nulla. Si percepisce il suo stato di sgomento e incredulità di fronte a quanto accaduto.

Si avvicinano all’abitazione alcuni vicini della coppia. «Noi non conoscevamo nemmeno di vista la signora Rosa - dice un uomo che sta rientrando in macchina -: abitiamo qui da poco, non abbiamo mai assistito ad alcun litigio o a comportamenti violenti da qualsiasi persona del vicinato, siamo rimasti veramente scossi data la pace che circonda il quartiere». Dopo diversi rifiuti al campanello, silenzi, sguardi sospettosi da dietro le tende, una vicina decide di raccontare il suo rapporto con l’accusata: «Conosco Rosa da tantissimi anni, è stato veramente scioccante anche per noi che viviamo vicino a lei anche solo immaginare quello che può aver fatto. Rosa è sempre stata una persona tranquilla, solare, una madre premurosa che lavorava e si dedicava pienamente alla famiglia, non ha mai dato alcun segno di squilibrio mentale. Non parlava della madre né delle sorelle, anche perché in questo complesso di case non è solito incontrarsi spesso o fermarsi a chiacchierare dopo il lavoro, siamo molto riservati e ora stiamo veramente male». La signora si allontana, nelle vie di Mombretto cala il silenzio, e dentro quel silenzio le domande che per ora non hanno risposta: voci sommesse che si rincorrono chiedendosi come sia possibile che una donna così tranquilla possa essersi trasformata in una spietata assassina.

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