INTERRARE LA FERROVIA... La Lodi del futuro e l’antica suggestione del piano Efeso

Nel 2000 venne presentato un programma di riqualificazione urbana che comportava l’interramento della linea ferroviaria

Era un programma ambizioso e avveniristico, puntava a interrare il tratto urbano della ferrovia, unendo con un’ideale cerniera la città, disegnava una riorganizzazione urbanistica con la realizzazione di comparti residenziali e del terziario, prefigurava una Lodi moderna, di ampio respiro, da lanciare nel terzo millennio.

Sono passati più di vent’anni e il progetto Efeso (acronimo di Escavazione ferrovia sotterranea), presentato nel febbraio 2000, è rimasto solo sulla carta. La città è cambiata lentamente, ma la separazione tra centro storico e zona sud non è stata cancellata, resta come una ferita, dal Chiosino a San Bernardo.

Un quadro mutato

Nel panorama di oggi, in questi anni Venti del Duemila, si potrebbe però aprire uno spiraglio teso al recupero di alcuni principi e contenuti portati avanti dai promotori di Efeso. Lodi si prepara al voto, le coalizioni iniziano a predisporre i loro programmi e soprattutto alla luce dei finanziamenti europei che potrebbero rendersi disponibili e dei fondi stanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), le grandi opere non sono più un miraggio.

La suggestione di Efeso, anche alla luce di una filiera politica e istituzionale lodigiana che comprende tutti i livelli del territorio, dalla Regione al governo, potrebbe essere ripresa in considerazione, ovviamente con l’irrinunciabile adeguamento alla contemporaneità.

I contenuti del piano

Il progetto Efeso, all’epoca della sua presentazione, prefigurava una città unificata, senza fratture, estesa dal centro storico sino a sud, al limite della tangenziale. Un sogno che aveva come presupposto iniziale e fondamentale l’interramento dei binari nel loro tracciato cittadino, con conseguente riutilizzo del suolo recuperato in superficie. Il piano venne svelato in un convegno nel febbraio 2000 dai promotori dell’associazione Efeso: l’ex parlamentare Oreste Lodigiani, gli ingegneri Achille Aguzzi e Carlo Filippo Moro (già capo dell’ufficio tecnico del Comune) e Gianmaria Menzani, avvocato esperto di diritto amministrativo. Più di un anno prima era stato l’onorevole Umberto Giovine a lanciare, a livello embrionale, un’idea in tale senso, idea che venne sviluppata con l’applicazione di tutti i presupposti necessari a ipotizzarne la fattibilità.

Il piano prendeva le mosse dall’interramento della linea ferroviaria che attraversa il territorio cittadino. Il tronco, non necessariamente interamente coperto, avrebbe dovuto estendersi per circa due chilometri e mezzo dal Chiosino a via Tiziano Zalli, a una profondità variabile dai 15 ai 18 metri. Era prevista la creazione di rampe a cielo aperto ai due estremi, per consentire il graduale abbassamento di livello della linea, con conseguente realizzazione di due stazioni, una nell’attuale zona universitaria e la seconda tra San Bernardo e la Faustina, entrambe dotate di posteggi per i pendolari. La stazione “centrale” avrebbe subito un abbassamento rispetto al livello stradale.

Case e terziario

L’operazione sulla linea avrebbe liberato una superficie vasta 218mila metri quadrati (65mila dei quali di proprietà pubblica) e sarebbe costata circa 300 miliardi di lire. Per garantire le coperture delle spese, l’avvocato Menzani ipotizzò il ricorso a un project financing, con investimenti privati compensati dai rendimenti futuri legati agli interventi edilizi programmati sulle superfici recuperate e sulle aree limitrofe. Si era ipotizzato anche uno strumento ideale, all’epoca, per adottare un tale livello di finanziamento, vale a dire una Società di Trasformazione Urbana, consentita dalla legge Bassanini bis.

Il progetto mirava a congiungere due parti della città, porre le basi per una metropolitana leggera tra Tavazzano e San Martino e gettare le fondamenta di un importante disegno urbanistico, legato alla realizzazione di edifici a vocazione residenziale o destinati al terziario avanzato.

Il tramonto

Efeso prese la strada della politica, con la presentazione all’amministrazione comunale dell’epoca. Fu proprio Oreste Lodigiani, portando come “garanzie” i contatti avuti ai livelli ministeriale e regionale, con le Ferrovie e con la società Metropolitana Milanese, a sollecitare atti amministrativi che però non vennero attuati. Nella prima metà degli anni Duemila il programma di riqualificazione urbana venne a tratti rilanciato in consiglio comunale (grazie soprattutto agli esponenti del Circolo Archinti), ma Efeso non uscì mai dal cassetto. Verso la fine del decennio si ipotizzò un suo inserimento nel Pgt e nel 2008 il sindaco Lorenzo Guerini e il suo vice Mario Cremonesi avviarono un dialogo con Italferr (Gruppo Rfi) per avviare quantomeno un piano di fattibilità. Fu proprio Rete ferroviaria italiana a smorzare sul nascere ogni velleità a causa di regolamenti interni alla stessa azienda.

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