Industria, il 2012 inizia in trincea

«Il 2012 sarà un anno in chiaroscuro, con segnali contrastanti per l’economia del territorio lodigiano». Lo afferma Alessandro Baggi, presidente dell’Associazione industriali della provincia di Lodi. Gli ultimi dati elaborati da Assolodi prospettano un aumento della produzione rispetto all’ultimo semestre 2011 per le imprese di medio-grandi dimensioni. Tuttavia il primo semestre 2012 sarà ancora “in trincea”, con la previsione di ulteriori ristrutturazioni aziendali e un’occupazione che faticherà a crescere. I segnali di allerta non mancano: in alcuni casi (Giannoni, Mta, Marcegaglia, Pharmagel, Unilever, Schering e molte altre realtà minori) sono emersi già negli ultimi mesi del 2011, in altri casi potrebbero arrivare con l’inizio del 2012.

Presidente Baggi, in quale scenario si muoverà l’industria lodigiana nei prossimi mesi?

«La situazione sarà tesa, anche se i dati in nostro possesso impongono un minimo di fiducia. Nel primo semestre 2012 prevediamo una crescita della produzione del 2,5 per cento rispetto al secondo semestre 2011, con segnali positivi per i comparti informatica, chimica e farmaceutica. Soffrirà l’elettromeccanica. Speriamo sia in grado di resistere la meccanica, collegata al settore dell’auto. Per l’edilizia si aprirà invece un altro anno di crisi».

Come si chiude il 2011?

«A parte gli ultimi tre mesi, non siamo andati male. Segnali positivi sono arrivati da quasi tutti i settori, tranne l’edilizia. Meccanica, chimica e cosmesi hanno fatto a pieno il loro dovere. Sono cresciute le esportazioni, soprattutto verso l’“area euro” e l’Europa dell’Est. Anche le nostre aziende, tuttavia, scontano il clima di insicurezza diffuso a livello nazionale».

La forte ripresa economica della Germania ha aiutato le nostre imprese?

«È indubbio, perché una parte dell’export va proprio in quella direzione. Restando in tema, occorre però segnalare un problema latente».

Quale?

«Le piccole aziende, quelle di carattere artigianale, faticano ad arrivare sui mercati internazionali perché sono poco strutturate».

Crescita della produzione a parte (in taluni settori), il 2012 non sembra offrire particolari spiragli di ottimismo. Cosa la preoccupa maggiormente?

«La marginalità delle nostre aziende (la differenza tra ricavi e costi, ndr) continua a ridursi. Per restare competitivi dobbiamo ridurre i prezzi dei nostri prodotti, mentre la spesa per l’energia continua a crescere, basta pensare al prezzo del petrolio».

Dobbiamo aspettarci ancora un anno di assunzioni con il “contagocce”?

«Purtroppo si. Molte aziende che volevano immettere qualche giovane per colmare il vuoto lasciato dai pensionamenti, stanno rivedendo i loro piani alla luce della riforma previdenziale».

La Bce ha varato ingenti prestiti a basso costo alle banche, a patto che questi soldi vengano utilizzati per sostenere le imprese. Le banche manterranno gli accordi?

«Non potrà essere diversamente. Pochi giorni fa un dirigente del Banco Popolare mi ha assicurato che il mondo del credito si muoverà in questa direzione. Nonostante ciò, sono convinto che anche nel 2012 il settore bancario continuerà a operare con estrema prudenza. A loro modo, le banche contribuiranno a fare selezione nel settore industriale».

Dopo quattro anni complessi (2008-2011), caratterizzati da un’ondata di licenziamenti e un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, sono attese nuove ristrutturazioni aziendali?

«Purtroppo penso di si. Ma a questo punto ci aspettiamo qualcosa dal governo Monti: dopo un robusto intervento fiscale, confidiamo nella “fase due”, nei provvedimenti per crescita e sviluppo».

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