In scena il coraggio della fede

«Prendete, questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue». Sono le parole che hanno preceduto tutti gli esempi, di determinazione, di coraggio, di vocazione, di semplicità, di gioia, portati sul palcoscenico del teatro del Viale di Lodi sabato sera dai ragazzi dell'oratorio Casa del Giovane di Casale, in collaborazione con l'Azione cattolica, per lo spettacolo di apertura del Congresso Eucaristico Diocesano. E non potevano che essere le parole pronunciate da Gesù nell'istituzione dell'Eucaristia a fare da filo rosso dello spettacolo L'esempio, dedicato proprio al tema dell'Eucaristia, l'esempio più alto dell'Amore, in cui i venti attori si sono fatti testimoni del Vangelo. «Questo spettacolo è un'occasione di riflessione - ha dichiarato il vescovo monsignor Giuseppe Merisi - per cui mi auguro che anche da questa rappresentazione scenica scaturiscano pensieri da condividere durante tutti gli altri appuntamenti di questa intensa settimana».

«Attraverso questa esperienza, i ragazzi hanno tirato fuori anche capacità e talenti - ha spiegato don Vincenzo Giavazzi, assistente generale di Ac e responsabile organizzativo del Congresso, affiancato da don Marco Vacchini, coadiutore di Casale - e con questa rappresentazione credo ci offrano una bella testimonianza di fede».

«I testi dello spettacolo sono stati scritti dai ragazzi - hanno precisato le registe Cecilia Vecchio e Ilaria Pardini -, a partire da storie vere e dalle loro vite».Fratello, sangue, rispetto, Eucaristia: è stata una tempesta di parole a dare il via allo spettacolo che ha subito acceso i riflettori su un esempio di determinazione. Quello dei coniugi Respighi di Abbiategrasso, amanti della storia, a cui nel 2009, in uno dei loro viaggi in Russia, un abitante ha affidato le piastrine di riconoscimento appartenute ad alcuni soldati italiani caduti nella Campagna di Russia (1941-1943). Una volta in Italia, i Respighi hanno avviato un percorso di ritorno “simbolico” di ciascun soldato proprio grazie a quelle piastrine di riconoscimento. Sul palco sono poi saliti i clown di corsia, esempio di coraggio, entrando nelle stanze di ospedale dei bambini malati, mostrando la doppia faccia del sorriso dei nasi rossi e del dolore per la malattia che fa gettare a terra le parrucche e struccare il viso. Il sì di Marco alla chiamata del Signore è stato l'esempio di vocazione. La giovanissima Chiara invece ha raccontato apparentemente della routine di tutti i giorni per poi condividere con tutti le sue riflessioni. «Mi chiedo sempre alla fine della mia giornata se ho lasciato un segno - ha raccontato - e al di là delle lamentele, io studio, ascolto i miei, mi do da fare in parrocchia, io semplicemente vivo e questo mi sembra sia un miracolo». Queste le riflessioni fatte da Chiara stringendo fra le mani ogni notte un sassolino: quel sassolino che è stato distribuito a tutti al termine della rappresentazione, come segno di una gioia forte come la pietra su cui Cristo ha edificato la sua Chiesa.

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