Il ribaltone della Provincia e il rischio “anatra zoppa” - ASCOLTA IL PODCAST

Santantonio scalza Passerini: ma ora riuscirà a governare?

Fabrizio Santantonio, 56 anni, sindaco di Maccastorna, il più piccolo paese del Lodigiano, è il nuovo presidente della Provincia di Lodi. È stato eletto domenica con il meccanismo del voto indiretto: alle consultazioni non hanno partecipato tutti i cittadini della provincia di Lodi ma solo sindaci e consiglieri comunali, in totale 716 persone per un territorio che esprime 230mila abitanti. Santantonio ha sconfitto il presidente provinciale uscente, Francesco Passerini, 37 anni, sindaco di Codogno, uno dei leghisti più in vista del territorio.

Su un totale di 716 amministratori aventi diritto hanno votato in 572 (79,88 per cento). Un numero discreto anche se ci si aspettava che tutti quelli che hanno scelto responsabilmente di rappresentare i cittadini (dalla posizione di sindaco o di consigliere comunale) si recassero alle urne (al netto di una minima quota fisiologica di astenuti) facendo il proprio dovere di cittadini-elettori. Così non è stato.

Santantonio è stato eletto alla guida di una coalizione che metteva insieme la quota dei sindaci “civici” e l’area del Partito democratico e del centrosinistra allargato. Passerini si presentava invece forte del sostegno della coalizione di centrodestra: Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, sulla carta una “corazzata”.

Il meccanismo del voto ponderato assegna maggior peso ai sindaci e ai consiglieri dei comuni più grandi, nel nostro caso Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e Sant’Angelo Lodigiano. Trattandosi di quattro comuni amministrati dal centrodestra e per di più di stretta osservanza leghista (dalla Lega arrivano i quattro sindaci) era lecito attendersi la vittoria di Passerini. L’esito inaspettato delle urne porta a formulare sei riflessioni.

1) La vittoria del centrista Santantonio (già esponente della Margherita e poi del Pd, al quale oggi non è più iscritto, già vicepresidente della Provincia e già consigliere regionale) e la sconfitta di Passerini sono fatti politicamente rilevanti nella piccola provincia di Lodi. Lo sono perché rompono, dopo alcuni anni, l’asse istituzionale leghista che vedeva i sindaci dei principali centri, la Regione (con un consigliere e ben due assessori) e il governo centrale (con un senatore lodigiano e prima ancora addirittura con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio). Sia chiaro: lo strapotere del Carroccio nel Lodigiano resta tale e i numeri lo certificano, tuttavia viene meno il presidente della Provincia, sebbene la maggioranza del consiglio provinciale sia ancora di centrodestra.

2) Proprio questo scenario, che i politologi americani definirebbero dell’anatra zoppa, rappresenta un elemento interessante. Il nuovo presidente della Provincia è espressione civica e di centrosinistra, il consiglio provinciale, eletto a fine 2021, è invece a maggioranza di centrodestra. Vien da chiedersi se sarà facile governare l’ente. Così come è lecito domandarsi se il meccanismo elettorale, che da un lato allontana i cittadini dalle decisioni e dall’altro “sfasa” l’elezione del consiglio e del presidente, sia realmente valido. A parere di chi scrive no, soprattutto per il voto di secondo livello che pone la scelta nelle mani di pochi rappresentanti e non di tutti gli elettori.

3) La sconfitta di Passerini può essere letta come un incidente di percorso, ma a due mesi dal voto per il sindaco di Lodi suona indubbiamente come un campanello di allarme per l’intero centrodestra. Lega e alleati devono guardarsi soprattutto dalle tensioni interne perché in un’elezione - quella appena consumata - nella quale il verdetto era scritto (numeri alla mano) sono riusciti nella difficile impresa di perdere.

4) Nei prossimi giorni sarà interessante capire chi ha tradito, chi ha fatto mancare i voti a Passerini. Sicuramente tensioni si erano registrate negli esponenti di Forza Italia. Il partito di Berlusconi - un tempo molto forte nel Lodigiano e oggi decisamente minoritario rispetto a una Lega arrembante - non ha digerito l’esclusione dalla giunta Passerini bis a Codogno. È bastato questo a determinare la sconfitta alle provinciali? No, perché una parte di FI si è invece schierata con Passerini (ad esempio l’ala santangiolina). Dunque al presidente uscente sono mancati anche altri voti e questi vanno ricercati fuori da Forza Italia ma all’interno della coalizione di centrodestra, ad esempio in Fratelli d’Italia. La caccia alle streghe - lo sappiamo per certo - è già iniziata.

5) Il ribaltone alla guida della Provincia è un piccolo “miracolo politico” di Santantonio, amministratore navigato, che nelle ultime settimane è andato a conquistarsi i voti uno ad uno, comune per comune. In occasione dell’8 marzo ha spedito un mazzo di fiori a tutte le sindache del Lodigiano: un gesto che farà sorridere ma lascia intendere la volontà di aprire una interlocuzione anche nelle roccaforti leghiste. Al di là degli aneddoti, la partita era in salita: Santantonio è stato bravo a intercettare e cavalcare l’area del dissenso, che esprimeva un malcontento e albergava nei piccoli comuni.

6) Il primo cittadino di Maccastorna si è candidato annunciando di volersi porre come il presidente di tutti, aperto alle istanze dei comuni più piccoli e pronto a farsene carico. Ora dovrà passare dalle parole ai fatti, dovrà confrontarsi certamente con i piccoli ma sarà soprattutto obbligato a “trattare” con i grandi centri che, almeno fino alle amministrative di Lodi, restano saldamente in mano non tanto al centrodestra, quanto alla Lega. Riuscirà Santantonio nel suo intento? Se dalle imminenti elezioni comunali di Lodi uscirà una nuova amministrazione di centrodestra per il neo presidente della Provincia il cammino sarà impervio; se al contrario a palazzo Broletto dovesse approdare il candidato sindaco del centrosinistra allora l’asse leghista lodigiano verrebbe definitivamente rotto e per Santantonio le difficoltà sarebbero minori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA