Il messaggio dei Martiri del Poligono

Il 22 agosto 1944, nella devastante realtà di una guerra aperta sul nostro territorio nazionale dalle forze armate naziste, dopo l’armistizio dell’8 settembre, l’eccidio del Poligono per mano dei fascisti asserviti a Hitler ha aperto nella grande maggioranza della popolazione lodigiana una profonda ferita, che il tempo e la storia difficilmente potranno rimarginare. Perché non si tratta soltanto del lutto angoscioso e disperato di cinque famiglie, private del patrimonio incommensurabile di affetti e di valori umani; del duro prezzo pagato sulle montagne e in pianura da decine di militanti lodigiani della resistenza antitedesca e antifascista. L’eccidio del Poligono che ha troncato, dopo sevizie e torture, la vita di quattro giovanissimi concittadini - Guarnieri, Madè, Moretti, Sabbioni e del loro capo Garati - nella iattanza e nella feroce determinazione di chi lo ha voluto, è stato anche un estremo gesto di terrorismo contro la città e il suo territorio, nell’intento di bloccare la proliferazione della resistenza e la montante insofferenza della popolazione contro i responsabili di una guerra di distruzioni, di fame e di morte. Ma Hitler e Mussolini hanno visto spegnersi il loro ambizioso sogno di dominio del mondo, prima ancora che sull’aspro terreno, nella lucida, eroica scelta di libertà delle popolazioni falcidiate dalla guerra, nella resistenza dei lager della deportazione e della morte, nll’infame piano di sterminio degli ebrei e dei diversi, nella sistematica eliminazione di ogni opposizione, nell’indignazione e nella ribellione sempre più estesa della gente per le migliaia di vittime innocenti della repressione nazifascista.La riflessione che la memoria nell’eccidio del Poligono induce sulle pagine scottanti della nostra storia recente, potrebbe trasformarsi in rito retorico se non allungassimo i suoi insegnamenti alla realtà sociale, economica e politica che in patria e nel mondo stiamo attraversando.Si tratta di una realtà che ha profondamente cambiato il sistema di valori su cui poggiavano relazioni sociali, metodi di governo, orientamenti culturali, nello spirito della Costituzione nata dalla Resistenza. Malcostume, immoralità, arrivismo, disonestà, corruzione sono diventati gli ingredienti di una politica di potere, dove alla creazione e alla difesa del privilegio si accompagna una subdola violazione di diritti acquisiti, di essenziali confluiste sociali, di progressivo impoverimento della popolazione. Ci sono frontiere che il mondo degli interessi trasnazionaili non può abbattere. Sono le frontiere della libertà e dalla pace, delle conquiste sociali e politiche pagate col sangue, del lavoro e della solidarietà, dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri.I Martiri del Poligono ci insegnano che la strada da seguire in un momento di crisi irreversibile della politica e dell’economia è quella di una scelta di campo destinata a mutare radicalmente la situazione. Non ci sono vie di mezzo. I giovani, molti giovani, hanno capito che il loro destino non può essere gestito dai maneggioni della politica di potere, ma dalla lotta unitaria di tutte le forze che si ritrovano sul cammino indicato dalla Costituzione nata dalla Resistenza.

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