Il giallo del cadavere fatto a pezzi:

spunta pure l’ipotesi “serial killer”

Un regolamento di conti legato alla criminalità organizzata. Ma anche un’esecuzione originata da motivazioni d’odio tra la vittima e il suo carnefice. A quarantott’ore dal ritrovamento dell’uomo fatto a pezzi e scaricato sulla sponda del Lambro sono questi alcuni dei filoni d’indagine, il primo che presuppone più autori del delitto e il secondo che ipotizza invece un’uccisione di carattere passionale.

L’istituto di medicina legale di Pavia cui sono state affidate le analisi sul cadavere non si è ancora pronunciato e non è possibile escludere a priori alcuna pista. Una ipotesi, a dire il vero, gli inquirenti l’hanno però esclusa: che ad uccidere l’uomo sia stato un serial killer, notizia circolata attraverso più voci tra sabato e ieri. I carabinieri hanno tenuto a smentire che esista un collegamento tra il caso in esame e fatti analoghi capitati due anni fa a Pavia e il mese scorso a Roma. Le ricerche sul campo, intanto, sono state dichiarate concluse e l’area dissequestrata. Sabato pomeriggio i carabinieri della compagnia di Codogno sono tornati sul posto del macabro ritrovamento avvenuto venerdì mattino, per sei ore filate hanno perlustrato ogni angolo delle campagne tra Orio Litta e i paesi limitrofi senza però trovare quello che stavano cercando: la testa e le mani dell’uomo fatto a pezzi e scaricato lungo l’argine del fiume Lambro, nel punto dove la via Francigena incrocia il ponte della Mantovana. Le cascine e i terreni in un raggio di qualche chilometro dal punto x, le cave vicine, gli argini in direzione nord e sud. Dalle 14 alle 20 hanno controllato ogni millimetro. La mattina era stato il turno dei sommozzatori di Como, anche loro come già avevano fatto i colleghi di Milano il giorno prima, a setacciare il fondo melmoso del fiume. Era stato un 60enne piacentino di passaggio in bici giovedì, ad accorgersi di quella inquietante sagoma olivastra in mezzo al verde: aveva osservato il tronco con attaccate le braccia dell’uomo ucciso, svestito e sezionato in modo così preciso da sembrare a prima vista un manichino. Aveva scosso la testa e se n’era tornato a casa. Impossibile, si era detto. Il giorno successivo però era di nuovo là, dopo una notte passata ad arrovellarsi sul nugolo di mosche attorno al cadavere aveva preso la macchina ed era tornato a vedere. Forse invece era tutto vero, era stato il pensiero che lo aveva condotto in caserma a San Colombano per denunciare il fatto. Da quel momento le indagini coordinate dal comando provinciale dei carabinieri di Lodi e dalla procura non hanno lasciato nulla d’intentato. Stamani verrà eseguita a Pavia l’autopsia sul busto, il bacino dall’ombelico fino alle ginocchia, le gambe. I quattro pezzi in cui è stato squartato il corpo. I risultati dell’esame verranno trasmessi all’autorità giudiziaria e nei prossimi giorni potranno incastrarsi con quelli affidati all’entomologa del team. Sul cadavere sono state rilevate uova di coleotteri e ditteri, il che porta a sostenere si trovasse lì da non più di un giorno e mezzo. Mentre le indagini proseguono, dal comando provinciale dei carabinieri di Lodi arriva l’invito a comunicare qualsiasi movimento sospetto, di auto in sosta vicino al ponte oppure nella stradina a margine, ma anche qualsiasi altro elemento possa venire in mente, collocabile tra il 30 e il 31 mattino scorso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA