Il cuore di Lodi rallenta ma non si ferma: «Non ci meritavamo un altro blocco»

La vita continua ma è come sospesa nel capoluogo: il racconto del primo giorno di lockdown

Il cuore della città del Barbarossa batte. Non forte, perché non si può. Va a rilento, segue suo malgrado il ritmo di una zona rossa che in tanti contestano: «Non ce la meritavamo», si sente dire in giro. Nel suo primo giorno di “stop”, Lodi si è svegliata con rumori e umori che non hanno nulla a che fare con il marzo scorso, quando il blocco era totale e l’unico suono a rimbombare lugubre nell’aria era quello delle ambulanze. Questa volta, invece, il motore di auto e bus, il soffiatore della pulizia strade, lo scooter del postino indossavano il vestito della normalità.

È mattina, anziani soli o con badanti vanno a fare la spesa. Non possono bere il caffè nel loro bar di fiducia, così giovedì hanno salutato i volti amici dietro al bancone con un “a presto”, “arrivederci”. Sui marciapiedi e sulle piste ciclabili si muovono i lavoratori che non usufruiscono dello smart working, i clienti dei negozi aperti. In zona stazione qualche studente con lo zaino cammina diretto alla fermata del bus, mentre il viavai di viaggiatori continua: non che siano numerosi, sul tabellone lampeggiano i treni in partenza e in arrivo, i pochi che devono spostarsi trascinano trolley e borse diretti ai binari; in fila alla biglietteria non c’è nessuno. Le corrierine marciano spedite, seguendo il loro tragitto.

Piazza della Vittoria bisbiglia a bassa voce, il solito chiacchiericcio di tutti i giorni è chiuso in qualche androne. L’orologio del duomo batte le 10 e le persone presenti nel salotto di Lodi si contano sulle dita di due mani. È strano non vedere i tavolini spuntare da sotto i portici. Anche la via dello shopping per eccellenza, corso Roma, si adegua a questo “basso profilo” d’autunno, nelle vetrine aperte non si vede quasi nessuno. Via Garibaldi e via Cavour sono praticamente deserte, le più “affollate” (si fa per dire…) sono corso Vittorio Emanuele e corso Umberto.

Qui due signore anziane passano davanti al supermercato, si tengono a braccetto, quasi come a sorreggersi da tutto questo caos. Hanno i giubbotti pesanti, le borsette sotto braccio e le spalle curve. Qualcuno le sorpassa distrattamente, guardando un punto fisso lontano. Chissà, forse cercando nonostante tutto un briciolo di felicità che, diciamola tutta, in questo 2020 si è nascosta bene. Forse si potrebbe seguire il consiglio di Anna Frank, “pensa a tutta la bellezza ancora rimasta attorno a te e sii felice”.

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