Il cardinal Scola a San Donato

In mille riuniti nella tensostruttura del Crowne Plaza di San Donato Milanese per don Chino Pezzoli e le trenta candeline dell’avventura delle Comunità di Promozione Umana. Per primo l’arcivescovo di Milano monsignor Angelo Scola, che ha portato i migliori auguri di Natale al popolo (l’espressione non è fuori luogo) dei «ragazzi di don Chino», che l’hanno salutato con applausi, ovazioni da stadio e le canzoni di Lucio Battisti. Il trentesimo di Promozione Umana, realtà nata nel 1981 nella terra lungo la via Emilia, fra San Donato e Sant’Angelo Lodigiano, è stato agganciato all’atmosfera dell’Avvento e alla riflessione sul Natale.

In tre decenni, dall’intuizione dell’allora parroco di Poasco alle nuove mète di Promozione Umana, hanno bussato alla porta delle comunità e dei Centri di ascolto quasi venticinquemila persone. Provengono in gran parte dall’esperienza della tossicodipendenza, ma non solo. Oggi ad esempio don Chino e i suoi molti collaboratori stanno portando a termine il progetto di una struttura di accoglienza rivolta soprattutto agli anziani: pensionati poveri, soli, nuove povertà di andata e di ritorno insomma. Molti, una volta trovata accoglienza a quella porta, hanno letteralmente fatto ripartire da zero la loro vita trovando amici, lavoro, famiglia. Una frazione non indifferente di loro domenica pomeriggio ha raggiunto l’hotel in zona Metanopoli per riflettere sul senso di questo cammino collettivo. Perché tutto questo? Perché «la sofferenza è generatrice di amore ?», si sono domandati il 76enne fondatore delle comunità e il vescovo della vicina metropoli. Secondo il cardinale Scola l’eterna forza dell’amore nasce da «domande che spiega meglio un bambino di un adulto, anzi del più sofisticato esponente adulto del nostro mondo tecnologico». Tali domande «sono quelle più semplici e insieme più rimosse - osserva il cardinale -. Chi è questo essere, l’uomo, che conosce, desidera amore ma insieme odia, spesso sapendo di fare il male per il male? Che cosa è la vita? Che cosa è la morte? La morte è il nulla o l’incontro con qualcun Altro? Ecco: ogni uomo e ogni donna si pone al crocevia di queste domande e imposta la sua vita a seconda delle risposte. E queste domande furono le stesse poste a Gesù da Giovanni, da Pietro, dalla Samaritana e da tutti quelli che incontrarono il Signore. Non sono cambiate ».

Monsignor Scola evidenzia successivamente come «le dipendenze da droghe o qualsiasi altra cosa sono un modo di scappare da interrogativi da cui non si scappa. La valorizzazione della vita è una domanda testarda che inevitabilmente torna. La vita è un cartello stradale “a senso unico”, mi piace immaginarla così». Il sacerdote di origini bergamasche, da poco autore di «Cime di Libertà», un volume che richiama assieme l’amore per la montagna e quello per lo spirito umano, aggiunge: «la vita è difficile ma è bella. Chi ha molto sofferto è più responsabile di altri nell’insegnarlo. Voi avete passato la prova e avete questa responsabilità». Un richiamo infine alla società, molto diversa da quella del 1981, in cui Promozione Umana passa il trentennale: «Guardate i giornali - dice don Chino- non parlano quasi più di dipendenze giovanili. Si dà notizia di quanta droga sequestrata, ma sulle “gioventù fragili” siamo tornati a un silenzio omertoso».

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