Se i proverbi sono scrigni di saggezza, è naturale che tornino alla mente soprattutto nelle ultime tappe del terrestre viaggio, quando gli abbagli della giovinezza si appannano (o dovrebbero appannarsi), colpiti dalle ombre che si allungano al sopraggiungere del tramonto. Tutto si restringe in questa fase, e sarà forse per questo che il pensiero mi si blocca, ora, sui proverbi che riguardano il nostro territorio o perché delineano alcuni tratti caratteristici degli individui che vi hanno dimora, o perché, formulati come sono e come ci sono giunti, non possono essere stati coniati se non qui da noi. Vi si citano, infatti, luoghi precisi e prassi ben note, in termini dei quali è possibile soltanto in loco conoscere il senso e il messaggio. Iniziando dai proverbi che intendono offrire un’immagine del lodigiano medio, dobbiamo subito dire che l’impatto è sconfortante. La realtà in essi evocata è sgradevole e misera, e c’è solo da sperare che sia smentita dai fatti. Cominciamo dal notissimo «Pampalüga ludesàn / larg de buca e stret de man», coniato per sbeffeggiare un insieme di comportamenti in cui tutto è da condannare. Si dice infatti, in sostanza, che noi siamo sbruffoni e inadempienti, facili a far montagne di promesse senza poi mantenerle, soprattutto per tirchieria. Ho anche un aneddoto da raccontare riguardo a questo proverbio, dando una notizia che peggiora, per così dire, la situazione. Si tratta di questo. Da alcuni amici di specchiata attendibilità e serietà, ho saputo che un gruppo di lodigiani si incontrò, per caso, con George Clooney, suppongo nella località in cui l’attore ha fissato la sua dimora in Italia. Nell’incontro fu possibile, a un certo punto, scambiare qualche battuta col celebre personaggio, che chiese agli interlocutori da quale città erano giunti. Alla notizia che provenivano da Lodi, Clooney citò gioiosamente il proverbio di cui stiamo dicendo, recitandolo in modo ineccepibile, da grande attore, omettendo solo - credo - il vocabolo iniziale, cioè il nome della maschera lodigiana. Inutile dire che gli interlocutori rimasero così e così, ed è difficile indovinare se, nei loro sentimenti, siano prevalsi la sorpresa e lo stupore, o una qualche forma di tristezza al pensiero che la nomea, attestata nel proverbio e a noi affibbiata, circola - pare - senza contrasti. Anzi chissà mai che qualcuno dei presenti si sia sentito raggiunto da una ancora più forte malinconia, al ricordo di un altro proverbio anch’esso coniato per colpire la tirchieria «de quei de Lod», di cui si dice che sono sempre spinti dalla pretesa «de fità e god». Tuttavia non bisogna abbattersi o indispettirsi all’ascolto di questi giudizi di diffamazione, perché sono sempre aprioristici e si trovano in tutto l’orbe terracqueo, ove nascono da reciproci intenti denigratori fra località vicine, un po’ come noi diciamo «mesté cremasch», pur essendo convinti che, di far pasticci ed errori, siamo ben capaci anche noi. Di un qualche interesse sarebbe, se mai, interrogarsi perché, nell’intento dello scherno e della denigrazione, viene attribuito un difetto anziché un altro. La ricerca sarebbe, però, ardua e di esito incerto, perché spesso, forse per rendere più efficace la diffamazione, i proverbi e le dicerie si sbizzarriscono nel trovare ad ogni costo anche più di un difetto su cui fantasticare, sempre nell’intento di schernire le vittime designate.Ciò avviene, ad esempio, nei nostri riguardi quando si esclama: «lassél passà, che l’é de Lod». La frase, in sé, non è certo denigratoria, ed, anzi, ora figura come motto posto in risalto da un istituto bancario del nostro territorio. Ne conosciamo anche la genesi storica, che ci riporta a un atto di benevolenza dell’imperatore, espressa nel lasciapassare segnalato ai gabellieri a beneficio dei lodigiani. La frase finì, però, per evocare atteggiamenti di sussiego e di tracotanza nei detentori del privilegio, fieri di esserne stati i destinatari. Chissà come stanno le cose. Si sa, in ogni caso, quanto sia rischioso pronunciare giudizi sul prossimo. Si può sbagliare incolpandolo di certi difetti, ma anche - in verità - attribuendo con troppa benevolenza meriti o virtù. La cautela è, dunque, d’obbligo. Dovremmo ora analizzare proverbi nati all’ombra di luoghi o di prassi tipiche del nostro territorio. Non abbiamo più spazio e, dunque, deponiamo armi e bagagli. Ci si ritroverà.
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