Grido d’allarme dei florovivaisti: «In ginocchio dopo l’epidemia»

Il blocco per il virus nel pieno della stagione primaverile ha messo a dura prova il settore

Divisi tra ottimisti e pessimisti, i florovivaisti di Lodi sperano in una ripartenza del mercato dopo i duri mesi del lockdown. «La mia esperienza è stata tragica, per la paura e l’incertezza - racconta Massimo Marchi, titolare di Comella Garden di viale Milano -. Sono stato anche colpito dal virus e ho fatto 60 giorni di cure, fortunatamente a casa. L’attività ha avuto una prima ripresa con le consegne a domicilio, nel periodo di metà aprile, dopo la Pasqua. Restare fermi in una stagione primaverile così favorevole, come non la vedevamo da tanti anni, è stato negativo: c’era una forte richiesta da parte dei privati, per addobbare i balconi o per coltivare gli orti, e l’impossibilità di riuscire a soddisfare tutte le richieste. Il mese di maggio c’è stato un buon recupero a livello di vendite, ovviamente non ha coperto la perdita primaverile, ma ha dato speranza per un settore che vede una grande affluenza. Gli investimenti per l’autunno da parte nostra sono già stati fatti, speriamo che la pandemia venga controllata». Per Laura Cecchini, titolare del vivaio Cecchini, sulla via Emilia alle porte di Lodi, la situazione è triste: «Stiamo aspettando i soldi a fondo perduto, che arriveranno sulla base della perdita del fatturato, quindi non tutti otterranno la stessa cifra. Per ora la banca mi ha detto che noi, essendo un’attività agricola, non potremmo ottenerli, quindi abbiamo fatto richiesta all’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ndr). A marzo abbiamo buttato via moltissime piante e fiori, ma siamo ripartiti sempre con le nostre forze. Il privato c’è come clientela, mancano però matrimoni e funerali. A settembre speriamo di riprendere, ma c’è molta paura per il futuro». «Abbiamo perso la Pasqua, la festa del papà e della mamma, che sono i periodi nei quali si lavora di più - commenta Angelo Confalonieri, del negozio Arteflora di Lavarelli Patrizia di Sant’Angelo Lodigiano, mentre paga il conto a Cecchini -. Abbiamo perso sicuramente più del 50% del fatturato». Più positivo Fabiano Oldani, titolare della Floricoltura Oldani, in via della Marescalca: «Mi sento di dire sono già contento perché stiamo tutti bene in famiglia. Ora si riprende bene e fa piacere, perché significa che il nostro lavoro è apprezzato. I numeri ovviamente non sono stati quelli sperati ma va bene così, vista la situazione. Ho 40 anni e un figlio di dieci quindi devo per forza guardare al futuro con positività». Oggi la Coldiretti, in collaborazione con AFFI (Associazione Floricoltori e Fioristi Italiani) e Federfiori, organizza a Milano l’iniziativa Ripartiamo con un fiore, per far sentire il grido di dolore di un settore duramente colpito: «Marzo è il mese clou per il nostro guadagno - spiega Marcello Doniselli, vicepresidente Coldiretti Milano-Lodi-Monza Brianza e florovivaista di Bollate -. Sulla prima fase di produzione siamo circa all’80 per cento di perdita. Gli strumenti di contributo a fondo perduto andavano maggiormente adattati alla realtà, invece sono stati calcolati sul fatturato del mese di aprile, nel quale siamo comunque riusciti a lavorare». Secondo i dati di Coldiretti interprovinciale su dati regionali e della Camera di Commercio (di Milano Monza Brianza Lodi) a Lodi ci sono 125 imprese (con 220 addetti) nel settore della floricoltura.n

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