GARATTINI «Sono ancora pochi i vaccinati, no al Green pass col tampone». Guarda il video

Parlando all’Unitre di Lodi il numero uno del Mario Negri chiede una «ricerca indipendente»

Cristina Vercellone

«Bisognerebbe togliere dal green pass il tampone. Una persona che risulta negativa al test potrebbe risultare positiva 10 minuti dopo. Non ha senso. Il tampone è solo una fotografia del momento attuale. La politica dovrebbe avere più coraggio. Così più persone sarebbero costrette a vaccinarsi». A dirlo è stato il dottor Silvio Garattini, numero 1 dell’istituto Mario Negri, durante la lezione tenuta, ieri pomeriggio, all’Unitre di Lodi. Tantissime le persone che hanno partecipato alla lezione che si è contraddistinta per chiarezza e concretezza, hanno fatto domande e poi si sono avvicinate a lui, alla fine, per chiedere consigli sulla loro situazione personale.

«Sono ancora poche le persone che si sono vaccinate - ha detto Garattini , rispondendo alla domande puntuali della giornalista e presidente dell’Unitre Marilena Giacon De Biasi, dopo l’introduzione del direttore dell’università Stefano Taravella - . Abbiamo visto come il vaccino ci protegga. Quelli che muoiono non sono vaccinati.Abbiamo anche medici e infermieri che non si vaccinano. Dobbiamo buttarli fuori dall’ordine. Non è sostenibile avere dei medici che non pensano al bene dei loro pazienti o che consigliano ai malati di non vaccinarsi». Una fetta di chi non si vaccina, «lo fa perchè è fissata su una determinata idea. Per quanto riguarda questa fascia possiamo solo pregare il Padreterno che li salvi dalla malattia. C’è un’altra platea, di persone, invece, più numerosa, che è piena di dubbi e paure, perché raccolgono informazioni false dai social. Ognuno di noi può fare pressione spiegando che vaccinandoci non abbiamo avuto problemi». Il vaccino, ha ricordato Garattini, «non è sterilizzante. Chi si vaccina può contagiarsi, ma la carica virale è molto bassa e di breve durata». Garattini, a conclusione, ha parlato, a lungo, della prevenzione, un concetto, ha detto, sul quale non si insiste abbastanza perché «è in contrasto con il mercato della medicina». Abbiamo tanti farmaci che appartengono agli stessi gruppi, ha detto, «ma non sappiamo quali sono i migliori perché non facciamo ricerca. Avremmo bisogno di studi indipendenti che servano ai pazienti, non all’industria. Le donne poi sono penalizzate dal punto di vista farmacologico. Le sperimentazioni si fanno, per lo più, sugli uomini; alle donne si somministrano gli stessi dosaggi, ma è sbagliato. In 8 casi su 10, i farmaci tolti dal mercato, lo sono perché tossici per le donne».

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