Fusione Banco-Bpm, crescono a Lodi i timori

L’ufficializzazione si avrà solo con la firma dell’accordo sindacale, che i promessi sposi Banco Popolare e Banca Popolare di Milano vogliono chiudere entro fine anno. In questi giorni è però emerso in maniera sempre più tambureggiante che il fondo esuberi, inizialmente previsto per effettuare 1800 uscite volontarie nei prossimi tre anni, potrebbe salire a 2100 ed essere chiuso già nei primi due anni.

Settimana calda

Il quadro dovrebbe definirsi la prossima settimana, quando sono in programma tre giorni di trattative intense fra Banco/Bpm e sindacati a Milano, in piazza Meda. Gli istituti di credito puntano a definire l’accordo entro il 31 dicembre 2016, per poter spesare già nel corso di quest’anno una parte dei costi all’interno di un bilancio che, quantomeno per il Banco, sarà di “lacrime e sangue”, con una perdita di circa un miliardo di euro. Il primo gennaio, poi, debutterà in Borsa la nuova società frutto della fusione, che si chiamerà Banco-Bpm.

Esuberi: quattro finestre

Per il momento sono previste quattro finestre per gli esuberi: primo luglio e primo dicembre 2017 e primo luglio e primo dicembre 2018. Previsto uno scivolo di cinque anni: significa che potranno aderire i dipendenti che da qui al 31 dicembre 2022 andranno in pensione. Il fondo esuberi dovrebbe essere rivolto prioritariamente ai quadri direttivi (il personale più costoso) e accoglierà anche le domande (circa 150) dei dipendenti del Banco che erano rimasti esclusi dal precedente fondo esuberi.

Stop incentivi all’esodo

Una novità rilevante per il Banco è l’assenza, in questo fondo esuberi, degli incentivi all’esodo: chi accederà al fondo esuberi percepirà l’85 per cento dell’ultimo stipendio fino al raggiungimento dell’età pensionistica.

Assunzioni e filiali

A fronte di 1800/2100 esuberi, il nuovo gruppo dovrebbe impegnarsi ad assumere circa 200 giovani nel prossimo triennio, parte dei quali però sarebbero lavoratori già in essere che passerebbero da contratti a tempo determinati alla stabilizzazione. La fusione porterà in dote inoltre una cura dimagrante sul fronte delle filiali: nei prossimi 2/3 anni saranno chiuse circa 330 agenzie in tutta Italia.

L’unità Npl a Lodi?

Il piano della fusione punta sulla riduzione dei crediti deteriorati, portati in dote principalmente dal Banco Popolare: per questo nascerà un’unità specializzata nei Non performing Loans, che sarà alle dirette dipendenze del Ceo Giuseppe Castagna e sarà composta da circa 300 lavoratori. Non è stato ancora ufficializzato in quale città avrà sede questa nuova struttura: alcune settimane fa è stata avanzata con forza dalle associazioni dei soci lodigiani la candidatura di Lodi, distante pochi minuti di treno da Milano, dove avrà sede la nuova banca. Lodi può vantare ampi spazi a disposizione nel centro direzionale di via Polenghi Lombardo.

Il potere a Milano e Verona

La nuova banca avrà due sedi, a Milano e Verona, e in queste due città saranno insediate con ogni probabilità tutte le direzioni generali. Lodi e Novara rimarranno invece solo sedi delle rispettive Divisioni. Per il momento i consigli di Banco e Bpm hanno ufficializzato unicamente il nuovo consiglio di amministrazione e le posizioni apicali (Fabrizio Marchetti è stato confermato a capo della Divisione Banca Popolare di Lodi), mentre la settimana entrante - dunque a pochissimi giorni dal debutto in Borsa - dovrebbero essere resi noti i nominativi delle seconde linee.

I sindacati lodigiani

Sul fronte sindacale regna grande prudenza. Enrico Vercellino della Fabi di Lodi segnala però come finora «nessuna delle figure di vertice lodigiane abbia lanciato un messaggio di serenità ai dipendenti lodigiani». Il riferimento è quanto avvenuto a Novara, dove il condirettore generale del Banco ha assicurato il consiglio comunale che la fusione non danneggerà la città e non ci saranno licenziamenti, se si escludono le uscite su base volontaria attraverso il fondo esuberi. «A Lodi, aggiunge Vercellino, abbiamo circa 500 dipendenti nella sede di via Polenghi Lombardo e un centinaio in via Cavour, a cui si aggiungono i lavoratori delle filiali: non mancano le preoccupazioni dei colleghi in vista della fusione, anche perché Milano è molto vicina a Lodi. I sindacati sono impegnati in queste settimane a mettere in sicurezza il personale ed evitare che possano essere introdotte soluzioni peggiorative».

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