Foroni: «Il risparmio sarà irrisorio»

Il presidente Pietro Foroni è di pessimo umore. Entra nel suo ufficio a testa bassa e si attacca al bicchiere dell’acqua. «Le Province vengono completamente svuotate di contenuti - sbotta -, ma il risparmio sarà irrisorio. Sarà di 2 euro a cittadino, praticamente nulla. Il primo che vorrà impiantare però una logistica sul nostro territorio lo potrà fare e le discariche come quella di Senna fioriranno a tutto spiano. Non sarà più possibile fermarle. Quello che so l’ho appreso dalla bozza del decreto che mi è stata inviata oggi dall’Unione delle Province che si è riunita a Roma, in protesta e che è rappresentata dal nostro assessore Nancy Capezzera, insieme al consigliere Alfredo Ferrari e al presidente del consiglio Massimo Codari. Del resto non ci è dato di sapere, né di cosa faranno i dipendenti, né di cosa sarà della nostra sede di via Fanfulla. Si ritorna da capo. Ogni volta il governo riesce a dare il meglio di sé. Con il presidente Berlusconi, almeno venivano salvate le Province sopra i 300mila abitanti. Oggi, invece, tutte le Province, entro il 30 novembre, saranno svuotate di contenuto. Non ci è dato di sapere però a chi saranno trasferite le competenze. I comuni potranno fare quello che vogliono senza un minimo di regia. Non sappiamo nemmeno a quanto ammonterà il risparmio. Un vecchio studio della Bocconi aveva ipotizzato un risparmio tra i 110-120 milioni. La sola Camera però costa ben 90milioni all’anno. Il taglio dei trasferimenti alle 110 Province sarà di 800 milioni. Il risparmio è una nullità». Foroni si dice «sorpreso e fortemente preoccupato. Non è per difendere la mia poltrona - dice -, oggi c’è domani no. Grazie al cielo ho una professione che mi consente di stare tranquillo, ma il dato preoccupante è proprio il persistere della logica dei poteri forti. Se è vero che gli 800 milioni sono stati già tagliati, mi chiedo come faremo a continuare e a chiudere in pareggio. Ogni attività sarà praticamente impossibile. Domenica ero al Parlamento del Nord: abbiamo discusso della necessità di sederci intorno ad un tavolo per decidere di questa benedetta carta dell’autonomia ferma al Parlamento, presentata con decretazione ordinaria e non d’urgenza come in questo caso. Questo decreto è incostituzionale. Spero che questa parte venga stralciata e che il presidente della Repubblica non firmi». Secondo Foroni si persegue «la strada della demagogia. Vogliono farci credere che così si tagliano i costi della politica - commenta -, i benefit ai parlamentari però restano e anche il loro numero. Si colpiscono le province perché hanno meno visibilità e danno fastidio sulle materie più importanti». Non conta se anche il ministro leghista Roberto Calderoli, lo scorso settembre, si era detto favorevole al taglio degli enti provinciali. «In quel caso non c’era un decreto d’urgenza - commenta - e poi insieme era prevista la soppressione dei parlamentari. Quello che dico io è: discutiamone. Io non ho avuto problemi nemmeno prima a prendere posizione, adesso voglio vedere cosa diranno il Pdl e il centrosinistra». L’assessore Capezzera ieri ha protestato davanti al Quirinale insieme ad altri presidenti dell’Unione Province italiane. «Qualcuno ha proposto anche di consegnare le fasce - commenta infuriata - qui si sta svendendo la democrazia a scapito dei poteri forti. Ad essere tagliati dovrebbero essere i veri costi, quelli dei parlamentari, ma anche della varie partecipate, di enti come l’Ato, Sal, il Basso Lambro o il Cap, dove i posti sono stati voluti come clientele per i “trombati della politica” e dove i costi amministrativi sono maggiori. Vediamo pontificare i tromboni di 70, 80 anni che hanno portato l’Italia nel baratro. Basta. Domani (oggi per chi legge, ndr) ci riuniremo ancora al centro congressi di Roma e ad aprire i lavori sarà il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà». Parole dure sono arrivate anche dall’assessore Cristiano De Vecchi: «Tornerò a occuparmi delle mie lavanderie - commenta -, l’avevo già messo in conto, ma andarmene a 16 mesi dalla scadenza naturale è una vergogna. Non me l’aspettavo».

Cri. Ver.

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