Fombio, nuova vita per l’Akzo:700 occupati con il fotovoltaico

Seicento o settecento posti di lavoro sull’area Akzo Nobel di Fombio: la trattative per lo sbarco nella Bassa Lodigiana di un’industria meccanica di Modena è in fase molto avanzata e sarebbe arrivata in questi giorni alla stretta decisiva.

I colloqui sono tenuti nel massimo riserbo e in pochi sono a conoscenza dei dettagli, ma secondo indiscrezioni si sarebbe già arrivati alla stipula delle fideiussioni necessarie a garantire l’acquisto dell’area. Proprio su questo passaggio ci sarebbe stata una frenata a inizio settimana, ma non è chiaro se sia un ripensamento sul progetto oppure una semplice pausa di riflessione.

Delegazioni dell’industria emiliana sono già state diverse volte in visita allo stabilimento di Fombio per valutarne le caratteristiche e anche nelle operazioni di bonifica dell’area avrebbero avanzato delle richieste come il mantenimento di alcuni stabili che si prevedeva di abbattere. La transazione riguarderebbe tutta l’area Akzo Nobel in via di dismissione e la limitrofa area ex Chemval, che passerebbero alla nuova azienda dopo la bonifica.La società modenese potrebbe operare a Fombio con il proprio nome o forse creare una cosiddetta newco, una nuova compagnia nella quale entrerebbero anche capitali freschi, forse stranieri.

A Fombio sarebbero installati gli impianti di produzione di pannelli fotovoltaici e secondo i primi calcoli sarebbe necessaria una forza lavoro compresa tra seicento e settecento unità per far funzionare la fabbrica a ciclo continuo e occuparsi della parte amministrativa e commerciale. Sarebbe lo stabilimento industriale più grande del Lodigiano, e se tutto andasse bene potrebbe avviare la produzione nel 2012.

I colloqui tra le parti sono arrivati al dunque. Tra l’azienda emiliana e l’Akzo Nobel ci sarebbe già l’accordo di massima per la transazione. Il comune di Fombio sarebbe della partita cercando di spuntare alcune compensazioni in opere pubbliche, anche se non ci sarebbero particolari problemi da sopportare: l’area è già industrializzata, la produzione non prevede particolari emissioni, l’impatto per i trasporti non sembra preoccupante. Dopo la frenata di inizio settimana, nel giro di pochi giorni o al massimo di qualche settimana si capirà se l’operazione andrà a buon fine oppure se sarà destinata a saltare.

La multinazionale olandese Akzo Nobel aveva comunicato ai lavoratori l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Fombio nell’autunno 2009 e dopo una lunga fase di trattativa, a luglio 2010 ben 110 lavoratori sono entrati in cassa integrazione straordinaria. All’inizio della crisi i lavoratori dello stabilimento erano 185, ma una quindicina erano usciti con esodo volontario nella prima parte dell’anno, una quarantina erano stati ricollocati in altri stabilimenti del gruppo nel Lodigiano e nel milanese, una trentina sono rimasti all’interno della fabbrica di Fombio per accompagnare il sito alla fine della produzione, prevista per questa tarda primavera.

Nell’accordo sindacale, uno dei punti qualificanti era proprio la reindustrializzazione del sito con l’impegno da parte di Akzo Nobel a vendere a soggetti industriali. Nell’arco di nove mesi ci sono stati diversi contatti, ma solo con l’industria emiliana la trattativa si è arrivata così vicina a un esito positivo.

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