Famiglia intossicata dai funghi

Comprano dei chiodini dell’ulivo a un mercatino tra il Piemonte e la Liguria. Pensano di aver fatto un affare, ma la brutta sorpresa arriva al termine del pasto. Un’intera famiglia lodigiana, infatti, la vigilia dell’Immacolata, è finita all’ospedale Maggiore, colpita da nausea e crampi allo stomaco.

A essere coinvolti dall’intossicazione alimentare sono state due ragazzine, i loro genitori e i due zii. Ieri le bambine, ricoverate in pediatria, sono state dimesse. Solo uno dei parenti non è stato ricoverato, mentre per un altro dei commensali la situazione è apparsa più grave.

Le ragazze sono sono state disintossicate con una lavanda gastrica nel reparto di pediatria guidato da Luigi Gargantini. Dall’esito delle analisi inviate al centro antiveleni non è risultata per fortuna nessuna contaminazione del cibo ingerito con la letale amanita phalloides. Dopo essere state stabilizzate le ragazze, sabato, sono state dimesse.

«Se si interviene in tempo - spiega il pediatra Pino Carrera - la lavanda gastrica è sufficiente. La terapia prevede anche delle flebo per tenere diluito il sangue e, a seconda dei casi, dei farmaci per proteggere il fegato e i reni».

Non è la prima volta che i funghi dell’ulivo, molto simili ai più commestibili chiodini, hanno portato a intossicazioni. In ogni caso, anche gli stessi chiodini sono tutti più o meno tossici, dicono gli esperti. In ogni caso, devono assolutamente cotti, prima sbollentati e poi cucinati per almeno un’altra mezz’ora in un’altra pentola, dopo aver buttato via l’acqua di bollitura. Un tempo il chiodino era un fungo tradizionale solo in pianura e nelle zone ricche di gelsi, poi si è sviluppata la raccolta anche di quelli che nascono sotto robinia, pioppo e salice.

Si tratta in questi casi di esemplari poco tossici e non amari, assai più gradevoli in cucina. Solo negli ultimi anni, a causa della richiesta del mercato, è iniziata anche la raccolta dei chiodini di piante tanniche o resinose che sono molto amari e più tossici.

In pratica non vanno acquistati né raccolti i chiodini di conifere (spesso molto scuri, quasi color seppia), di faggio (rossastri), di castagno, varie querce (verdastri) e di ulivo (giallo verdastri). In ogni caso, vanno consumati solo i chiodini molto giovani, con il cappello chiuso e il gambo non legnoso. Per sicurezza è sempre meglio portare i funghi, ben conservati, presso il servizio di consulenza dell’Azienda sanitaria, chiamando allo 0371/5872559.

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