Eutanasia per i minori, un tragico sì

Sono giorni tristi per il Belgio dove si è presa una delle decisioni più difficili con un voto politico che va a toccare l’indicibile, il dolore e la morte dei bambini. Le Commissioni riunite Affari Sociali e Giustizia del Senato hanno adottato con 13 voti favorevoli e 4 contrari la proposta di legge che mira a estendere ai minori la legalizzazione dell’eutanasia, in determinate condizioni, previo il parere di uno psicologo che attesti la capacità di discernimento dell’interessato. Solo i minori che stanno vivendo sofferenze fisiche insopportabili e non curabili, in fase terminale, potranno, sotto la supervisione di un team di medici e con il consenso dei genitori, beneficiare di eutanasia che essi stessi hanno richiesto. Per i ragazzi sopra i 16 anni è previsto che possano decidere autonomamente ovvero senza l’autorizzazione dei genitori. Oltre al Belgio, in Europa l’eutanasia è ufficialmente autorizzata nei Paesi Bassi e in Lussemburgo, mentre in altre nazioni, come gli Stati Uniti d’America, le cosiddette “direttive anticipate” hanno valore legale a seconda degli Stati. Ma se il Parlamento di Bruxelles approvasse l’iniziativa, il Belgio diventerebbe il primo Paese al mondo dove gli adolescenti avrebbero specificamente il diritto di rinunciare volontariamente alla vita. Uniti e compatti contro la decisione del Senato sono scesi in campo i leader religiosi del Belgio con un comunicato in cui esprimono “tristezza e delusione”. Il testo è firmato dal Gran rabbino di Bruxelles, dall’imam, dall’arcivescovo Leonard e dai rappresentanti delle Chiese anglicane, protestanti e ortodosse. Segno che il rispetto per la vita in ogni sua fase e condizione, appartiene come patrimonio prezioso all’umanità. Ma segno anche che le religioni si mettono a fianco di chi soffre. «Noi crediamo - scrivono - che non abbiamo il diritto di lasciare un bambino soffrire: anche perché la sofferenza può e deve essere sollevata. E la medicina ne ha i mezzi. Non banalizziamo l’atto di dare la morte dal momento che siamo fatti per la vita. Amare fino alla fine chiede un immenso coraggio. Mettere fine alla vita è un atto che non solamente uccide ma distrugge un poco per volta i legami che esistono nella nostra società, nelle nostre famiglie, in preda a un individualismo crescente». La notizia del voto in Belgio è arrivata anche in Italia e ha evidentemente scosso uno dei massini rappresentanti di questioni bioetiche come il cardinale Elio Sgreccia, già presidente della Pontificia Accademia per la vita, che utilizzando il sito della fondazione “Ut Vitam habeant”, che ora presiede, ha immediatamente reagito alla decisione del Senato belga. «Questa legge - dice - offende gravemente non solo la coscienza cristiana di molti cittadini belgi (fiamminghi e valloni) ma gli stessi diritti umani: il diritto alla vita, il diritto a essere curati, soprattutto se minori e malati, il diritto, per i minori, a essere difesi nei momenti di fragilità, il diritto per i malati mentali a essere assistiti. Diritti presenti in tutti i Codici etici, resi obbligatori dopo la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948». Il cardinale lancia, allora, la proposta di “un intervento umanitario spirituale, attraverso la preghiera”, e ricorda quanto papa Francesco ha detto sui più fragili e i sofferenti, definendoli “un patrimonio per ogni comunità cristiana”, “un tesoro prezioso per la Chiesa!”. E proprio oggi il Papa, in udienza generale, ha parlato della morte, che ci risulta - ha detto - “scandalosa” quando “colpisce i piccoli, gli indifesi”. “Perché soffrono i bambini? Perché muoiono i bambini?”. E poi ha aggiunto: “La solidarietà nel compatire il dolore e infondere speranza è premessa e condizione per ricevere in eredità quel Regno preparato per noi. Chi pratica la misericordia non teme la morte. Pensate bene a questo! Chi pratica la misericordia - ha ribadito - non teme la morte”.

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